Emiliano: il male è dentro di noi.
La strage delle donne uccise e straziate dagli uomini che amano o che hanno amato o dai quali vengono perversamente desiderate continua inesorabile
nel silenzio colpevole di tutti noi che apparteniamo al genere maschile.
Ci sentiamo estranei agli assassini e invece apparteniamo allo stesso genere e alla stessa cultura che da millenni sparge il sangue delle nostre donne, in particolare di quelle che non si sottomettono al nostro dominio.
La relazione d'amore e la famiglia sono il posto più pericoloso per una donna o per una bambina.
E noi ci lamentiamo solo quando vittime sono le nostre figlie o mogli o nipotine perché comprendiamo l'orrore di cui siamo protagonisti solo quando altri uomini violano quello che consideriamo di nostra proprietà.
Non abbiamo alternativa adesso al sovrumano sforzo di ribellarci alla nostra stessa natura.
Non possiamo continuare a pensare che questa catena infinita di sangue corrisponda solo a casi di follia disordinata senza nesso con questa natura.
E su questa che dobbiamo riprendere il controllo e dobbiamo farlo innanzitutto cominciando a riconoscere il male che è in noi.
Non possiamo continuare ad assolverci pensando che l'uomo che uccide le donne venga da un'altra razza o da un altro pianeta.
L'uomo che uccide siamo noi che facciamo delle donne oggetto di riservato dominio, che sentiamo la loro libertà come una minaccia alla nostra identità maschile.
Dio mio ma come faremo a cambiare? Come faremo a vivere con loro l'amore, l'amicizia e la convivenza come un dono tenerissimo e sensuale e non come un diritto reale?
Cominciamo oggi a dirci senza paura la verità.
Sarà così più facile il cammino che ci renderà finalmente esseri umani distinti dalle bestie.
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