Il primo anno di Pompeo (di Giovanni Galeone).

Le luminarie erano più modeste, comunque dignitose, ma la Festa della Madonna del Carmine ha illuminato molto sullo stato dell’arte politico-amministrativa: non siamo messi tanto bene.

Il discorso del Sindaco ha rappresentato una sorta di auto bilancio a un anno dall’insediamento, rispetto a 12 mesi fa sono cambiati i toni, dall’entusiasmo euforico si è passati al disincanto e alla preoccupazione. Se la luna di miele tra l’Amministrazione e la città non può dirsi del tutto esaurita, sicuramente in non pochi si è affacciata la disillusione dopo le tante aspettative allegramente alimentate in campagna elettorale dagli artefici dell’inedita coalizione. La Giunta e i suoi sostenitori sono ancora dominanti sui social network, utilizzati spesso anche per monitorare/controllare il consenso, ma cominciano ad affacciarsi segnali di malcontento e disaffezione anche tra coloro che hanno sostenuto la nuova Amministrazione.

Certo in un anno non si possono pretendere miracoli, non ce li aspettavamo e non ce li aspettiamo neanche per il futuro, non tanto per incapacità degli amministratori, quanto perché dagli Enti Locali oggi per svariati motivi e con l’asfittica situazione finanziaria, è assai difficile aspettarsi risultati eclatanti, di ciò se ne accorgeranno presto anche i nuovi sindaci dell’ondata grillina, una volta passata l’euforia elettorale.

Pompeo e compagni avevano in verità alimentato attese, sogni, un nuovo inizio e una svolta rispetto al recente passato, cui pure non si era estranei e avevano aggregato una coalizione trasversale e artificiosamente deideologizzata sul costrutto che oggi la distinzione valoriale destra-sinistra lascerebbe il tempo che trova. Diciamo che nonostante la buona stampa, un efficace sostegno mediatico, questa svolta finora non sembra essere percepita in città e il trasversalismo finora è sembrato un espediente a vantaggio dei vertici più furbi della coalizione.

A distanza di un anno qualcosa negli equilibri interni si sta modificando: il consigliere politico si è appena dimesso per motivi personali, due assessori su 5 sono cambiati, il primo per giustificati motivi professionali, il secondo cambio è stato invece più traumatico e per ben diverse motivazioni. Un anno fa il Sindaco aveva motivato la scelta degli assessori esterni come un atto di alto valore politico e di innovazione, oggi quasi metà della giunta è nominata ricorrendo a consiglieri e candidati della maggioranza, se non è una svolta è certo un brusco ritorno indietro dalle posizioni iniziali.

Da questa vicenda del cambio degli assessori abbiamo capito che esistono 2 tipi di assessori, gli assessori blindati e gli assessori licenziabili, l’assessore Marchionna è stato licenziato con sospetta inflessibilità per una mancata informativa al Sindaco, egli ha rassegnato le dimissioni con una dignitosa lettera in cui argomentava le sue ragioni e poneva domande rimaste senza risposta. Con la formazione della nuova giunta non c’è dubbio che si è fatta molto più salda la presa politica sull’Amministrazione da parte dell’asse egemone della politica mesagnese.

Le cronache politiche più recenti hanno parlato di un sindaco preoccupato che viveva con disagio e solitudine questa fase politico-amministrativa dinanzi alle difficoltà sempre crescenti della città, il discorso della consegna delle chiavi ha confermato tutto ciò. Non ci si può che augurare che egli, come peraltro ha dichiarato, ritrovi il tono e lo spirito per assolvere al meglio il compito difficile che lui stesso ha tenacemente voluto. Come si suol dire: ha voluto la bicicletta, l’ha pure ritrovata subito dopo il furto, adesso non resta che pedalare.

E’ evidente e non da oggi che la città vive una fase difficile, il paesaggio sociale ed economico della città è cambiato e nuove sono le problematiche, molti dei problemi che i mesagnesi vivono non possono trovare soluzione nei poteri amministrativi, ma anche dove le competenze sono proprie le problematiche non mancano e l’avanzare delle voci sempre più vigorose delle opposizioni (accolte finora con insofferenza e irritazione) conferma che la Giunta è in difficoltà rispetto ai programmi e talvolta va incontro anche ad infortuni non proprio veniali.

Se c’è un’opposizione vigile e attenta, questo è un bene per la città ed anche per la stessa Amministrazione, che d’altro canto non si può dire non fornisca argomentazioni e lavoro alle minoranze. La gestione del servizio di raccolta dei rifiuti presenta molti punti critici, la piattaforma ecologica è oggetto di continue lamentele, le campagne sono sempre più sporche, la destinazione di Piazza Commestibili sembra tuttora in alto mare, il manto stradale delle vie di Mesagne è sempre più sconnesso, (ma leggiamo a breve potrebbe esserci un primo intervento), solo l’iniziativa del Comitato SOS S. Camillo ha smosso un po’ le acque per salvare qualcosa del Presidio Ospedaliero, se a questi ed altri problemi aggiungiamo discutibili operazioni amministrative come i mercatini di Natale qualche mese fa o la pessima vicenda degli immobili da destinare per l’accoglienza agli immigrati, si capisce come l’opposizione abbia tutto il diritto di esercitare la sua attività di controllo ed il Sindaco abbia il dovere di stare molto più attento ai troppi furbetti che si aggirano sul Comune. Al netto dei problemi di manutenzione che già cominciano a essere seri, di rilevante anche sul piano mediatico c’è stata l’apertura del Parco Potì, opera di rigenerazione urbana, che ironia della sorte, ha avuto genesi e sviluppo nella vituperata Amministrazione Scoditti.

Se l’Amministrazione riesce comunque a portare a completamento tutte le opere e i progetti sospesi questo è certamente un bene, magari certi comunicati autocelebrativi ed altisonanti sembrano eccessivi e in stridente contrasto con i toni più realistici e misurati del Sindaco, quello che appare discutibile oltre che inelegante sono i tentativi di scaricare sul passato le problematiche di oggi e appropriarsi invece dei meriti per i progetti ereditati, oggi è l’Amministrazione in carica a essere oggetto di valutazione, non quelle di ieri, e si presume si sia presentata agli elettori con la piena consapevolezza della situazione data.

La situazione politica mesagnese rimane abbastanza indefinita e confusa nelle sue varie articolazioni. Intanto sarebbe auspicabile che a un centro destra subalterno al potere dominante subentrasse un centro destra più orgoglioso del proprio ruolo e della propria identità, del Pd che ha i suoi non semplici problemi bisognerà vedere come l’esito del referendum autunnale ridisegnerà su scala nazionale e locale il profilo del partito, per quella che una volta era la sinistra vendoliana, si tratta di capire se esiste un gruppo dirigente, una dialettica, una collocazione definita entro il perimetro di Sinistra Italiana o se si tratta semplicemente di un comitato elettorale a disposizione di un capofila e temporaneamente collocato nell’asfittico partito di Civati, per il crescente consenso che sembra arridere a livello nazionale al M5S l’auspicio che il grillismo locale sia capace di produrre qualche idea non banale e un gruppo dirigente preparato.

Nonostante l’ambigua e confusa operazione politica che sta dietro l’attuale Amministrazione, Pompeo ha una storia personale di coerenza politica che merita rispetto, altri che oggi dominano la politica mesagnese presentano storie importanti ma grondanti anche di disinvolture, opportunismi e furberie. Se l’attuale Sindaco e la sua amministrazione, di fronte alle evidenti difficoltà annaspasse nell’ordinaria amministrazione e diventasse semplicemente la foglia di fico per incursioni finalizzate a garantire una gestione personalistica dei bisogni, questa esperienza sarà stata un’occasione persa e la città non potrà averne che un netto arretramento. Qualcuno ha consigliato al Sindaco di fottersene delle nomenclature, ecco ci auguriamo che l’attività amministrativa abbia la città e la sua crescita al primo posto, non i destini personali, che prevalgano le misure progettuali e non le risposte individuali, perché il vero problema di questa maggioranza è che esiste una questione del potere.

Magari si può pensare che la capacità di spostare un consenso elettorale da un partito a un movimento, da un’elezione politica a un’elezione regionale, da un anno all’altro, sia una prova della propria forza e di un potere che consente di fare e disfare. In realtà è un elemento di debolezza, in quel consenso che si sposta a prescindere, la pregnanza politica è debolissima. Bisognerà vedere quanto resisterà all’usura del tempo.

Per offrirti il miglior servizio possibile questo sito utilizza cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego in conformità della nostra Cookie Policy.