Ciracì (Cor) incontra il vicepremier di Tobruk:

«Italia a rischio attentati, bisogna cambiare politica estera in Libia per frenare i flussi migratori: finora tutto sbagliato»

«La politica estera italiana deve cambiare se da un lato s’intende frenare il fenomeno dell’immigrazione e dall’altro scongiurare il rischio di attentati nel nostro Paese». Lo dichiara l’onorevole Nicola Ciracì (Conservatori e Riformisti) a margine di un incontro da lui oggi organizzato con Ali Al Qatrani, uno dei vicepremier libici del governo di Tobruk, alla presenza di deputati e senatori italiani tanto della maggioranza quanto dell’opposizione.

Al Qatrani, braccio destro del maresciallo Khalifa Haftar, ha sostenuto come dai 1.100 chilometri di costa della Cirenaica, controllati dall’esercito al comando di Haftar, non sia finora partito un solo migrante. «Noi potremmo anche lasciare le coste aperte – ha aggiunto – in 250mila stanno tentando di passare dal Sudan: se non controlliamo l’area è un rischio per l’Italia, poiché dicono di essere migranti, ma stanno cercando di arrivare qui (in Italia) per farsi esplodere».

L’Italia, sempre secondo il vicepremier libico, finora ha sostenuto milizie islamiste e ha lasciato da solo l’esercito di Haftar, l’unico che combatte il terrorismo. Concetti che ieri Al Qatrani ha espresso anche al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, cui ha chiesto che l’Italia cambi politica appoggiando, per l’appunto, l’esercito di Haftar, che ha liberato due porti petroliferi nell’orbita Eni nei quali si producono 150mila barili di petrolio al giorno.

«Il governo Renzi ha accettato supinamente per troppo tempo – conclude Ciracì – un ruolo secondario nella questione libica, dimostrando la propria incapacità a frenare barconi e sbarchi dei migranti, ma credo che oggi ci si stia rendendo conto dell’errore e si stia aprendo una nuova fase di rapporti con quella parte della Libia che combatte gli estremismi islamisti e che, supportata dalla popolazione, guarda al nostro Paese come un partner naturale e non come un nemico da combattere o invadere».

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