Referendum Costituzionale: ecco perché Scelgo NO

I motivi che inducono a ritenere la riforma RENZI – BOSCHI della Carta Costituzionale inadeguata, confusionaria, pericolosa per la democrazia, sono molti.

La COSTITUZIONE non è una legge qualsiasi, ma è la legge fondamentale dello STATO. Essa pone i principi assoluti ed inderogabili a cui il legislatore si deve attenere e nessuna legge ordinaria può essere in contrasto con la COSTITUZIONE.

La COSTITUZIONE Italiana del 1948 racchiude in sé i grandi principi universali di democrazia, libertà individuali e collettive, laicità dello Stato, solidarietà.

La COSTITUZIONE Italiana è nata al termine di un periodo drammatico della nostra storia che parte dal 1915 con l’inutile coinvolgimento nella prima guerra mondiale, passa attraverso la dittatura fascista e finisce nel 1945 con il drammatico epilogo della seconda guerra mondiale.

I migliori uomini che la classe politica poteva esprimere trovarono spazio attraverso un’elezione popolare nell’Assemblea Costituente nel 1946, cioè di un organismo eletto direttamente dal Popolo al solo fine di individuare e stabilire le norme fondamentali che meglio potessero assicurare alla Repubblica un avvenire di vera democrazia, di pace, di libertà e di solidarietà sociale.

La nostra COSTITUZIONE nasce quindi dal pensiero e dalla grandezza di quegli uomini che avevano subito sulla propria vita, sulla vita delle proprie famiglie e sulla vita dei propri amici e compagni di partito i dolori e i lutti del grande buio storico dei valori durante il trentennio 1915-1945.

Il grande sforzo dei nostri Costituenti è stato quello di assicurare delle norme fondamentali che rendessero sicuro un avvenire di vera democrazia con la partecipazione del popolo alla vita dello Stato attraverso le elezioni ed attraverso gli organismi rappresentativi istituzionali ed associativi del Popolo.

La riforma Renzi – Boschi indubbiamente rompe degli equilibri che possono procurare seri danni all’assetto democratico concepito dal Costituente del 1948, soprattutto ridimensionando il potere legislativo a favore di quello esecutivo.

La riforma supera il bicameralismo perfetto voluto dal Costituente del 1948 per un bicameralismo imperfetto, dal contenuto vago e per certi aspetti indefinibile che soprattutto toglie l’elezione dei Senatori al Popolo per attribuirne l’elezione ai Consigli Regionali dai cui consessi dovranno essere scelti i nuovi Senatori della riforma Renzi – Boschi.

Questo nuovo Senato secondo l’art. 55 riformato dovrebbe concorrere all’esercizio della funzione legislativa nei casi e secondo le modalità stabiliti dalla Costituzione, utilizzando così le tanto vituperate norme di richiamo in un testo costituzionale messo alla stregua di una banale legge ordinaria.

Questo nuovo Senato ancora dovrebbe svolgere funzioni di raccordo tra lo Stato e gli altri Enti costitutivi della Repubblica e l’Unione europea. Partecipa alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi e delle politiche dell’Unione Europea. Valuta le politiche pubbliche e l’attività delle pubbliche amministrazioni e verifica l’impatto delle politiche dell’Unione europea sui territori.

È evidente che questa complessità delle nuove funzioni attribuite al Senato o si tradurrà nel niente, proprio per l’assoluta indeterminatezza delle nuove funzioni, o si tradurrà in un’invadenza su ogni aspetto della vita dello Stato che porterà ad una paralisi per conflitto di competenze tra Organi dello Stato.

Questo nuovo Senato dalle competenze indefinite, ma proprio perché tali potenzialmente paralizzanti, nascerebbe per evitare, secondo quanto riferiscono i sostenitori del SÌ, rallentamenti nel processo legislativo.

Ma in Italia non è mai esistito un problema di rallentamento legislativo, anzi esiste semmai un problema di iperproduzione legislativa, in cui predomina la scelta delle leggi di provenienza governativa, attraverso lo strumento del decreto legge.

Se queste sono le premesse, possiamo prevedere che il bicameralismo imperfetto voluto dalla riforma, finirà per spianare ancora di più la strada alla legislazione di provenienza governativa e non parlamentare, spostando l’asse delle decisioni dal Parlamento al Governo con tutti i pericoli che ciò comporta nei confronti dei sottili equilibri su cui si basa una vera democrazia.

Questi rilievi non possono essere disgiunti dai nuovi poteri legislativi che sottratti alle Regioni vengono attribuiti allo Stato e quindi più realisticamente al Governo dello Stato.

Tra i poteri sottratti alle Regioni il riformato art. 117 prevede quello di legiferare in materia di produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia ed ancora in materia di infrastrutture strategiche e grandi reti di trasporto e di navigazione d’interesse nazionale e relative norme di sicurezza; porti ed aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale.

Non possiamo non riflettere sulla possibilità che scelte non gradite al territorio anche in termini di sicurezza, diritto alla salute, diritto all’ambiente, potranno essere calate dall’alto senza che gli organismi territoriali possano obiettare alcunché.

Questi pochi rilievi già denotano che il testo riformato della Costituzione sposta le scelte importanti dal Popolo al Governo con tutti i rischi connessi anche per una legge elettorale che prevede un consistente premio di maggioranza e l’indicazione di capilista nei cento collegi in cui viene diviso il territorio, riducendo così notevolmente la scelta dei deputati da parte dei cittadini.

 

Coordinamento del comitato Scelgo No di Brindisi

Claudio Consales, avvocato, presidente del comitato

Rubinia Ruggero, avvocato

Giuseppe Tagliente avvocato

Carmine Dipietrangelo, presidente Leftbrindisi

Vittorio Bruno Stamerra, giornalista

Alessandra Amoruso, direttrice ente scuola e cassa edile di Brindisi

Rosanna Cavallo, psicologa e presidente cooperativa oltre l’orizzonte

Vincenzo Guadalupi, avvocato e dirigente socialista

Ferruccio Leoci, imprenditore

Francesca Donnicola, psicologa

Vincenzo Albano, direttivo Leftbrindisi

Francesco D’Aprile, pensionato ASL

Paolo Chiantera, dipendente eni e dirigente UDC

Bina Valentini, avvocato

Giuseppe Ferraro, dipendente ENI

Enzo Baldassarre, già assessore provinciale

Raffaele Iaia, dirigente UDC

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