La M: i servizi sociali a Mesagne: una visione politica straordinaria
"Restituiremo dignità ai cittadini in difficoltà e porremo fine al clientelismo".
Questo era il diktat della Giunta Molfetta allorché - appena insediata - aveva deciso di intervenire su un modus operandi un po' troppo ballerino in auge negli uffici dei Servizi Sociali di Mesagne. I motivi di tanto sdegno? Presto detto, i famosi "contributi straordinari", ossia la dazione di somme di denaro pubblico contante a soggetti presuntivamente in difficoltà. Tale forma di assistenza, praticamente sconosciuta a tutti i Comuni d'Italia, resiste a Mesagne sotto forma di prassi: infatti, gli Uffici - ancora ad oggi - non sono muniti di un regolamento che disciplini le modalità d'accesso a detto contributo e i requisiti richiesti per poterne usufruire. E - si badi bene - la questione non è di secondaria importanza se si pensa che per detto "contributo" vengono utilizzate somme provenienti direttamente dalle casse comunali, quali - per esempio - quelle versate dai cittadini mesagnesi per il pagamento dell'IMU.
Proprio la mancanza di regole al riguardo ha fatto sì che per anni la scelta se concedere o meno detto contributo al mesagnese richiedente fosse ad esclusiva discrezionalità dell'Assessore di turno, con ovvie preoccupazioni in ordine a possibili ipotesi di clientelismo. Ad inizio legislatura, come anticipato, la questione fu anche teatro di scontro politico: la Giunta appena insediata, infatti, contestava alla vecchia amministrazione Scoditti di aver elargito - nell'anno che avrebbe portato poi alle elezione del sindaco Molfetta - troppi soldi (rispetto alla media) in contributi "straordinari", senza che a supporto di questa spesa vi fossero emergenze sociali in grado di giustificarla. Il sospetto che l'amministrazione uscente fosse stata di manica larga nella concessione del beneficio a ridosso delle elezioni, era se non fondato perlomeno plausibile. E bisogna dare atto che dalle parole la Giunta Molfetta passò ai fatti: da gennaio 2016 a giugno 2016 (primi 6 mesi del 2016) gli esborsi per i "contributi straordinari" passarono da circa 25 mila a 8 mila euro a semestre.
Un'istruttoria minima sulla domanda in uno con la visita domiciliare presso il richiedente, consentirono alla Giunta Molfetta di individuare chi realmente avesse bisogno, evitando di destinare soldi a furbetti tutt'altro che bisognosi. Peraltro le somme risparmiate furono destinate ad altri e più socialmente utili progetti, consentendo - unicum nella storia mesagnese - di portare fino ad esaurimento le graduatorie relative ai tirocini di inclusione sociale (cd. Borse lavoro) e gli stage formativi per i giovani. Risultato? A circa 120 persone fu data occasione di rientrare nel mercato del lavoro e a circa 20 ragazzi diplomati/laureati fu consentito formarsi presso aziende locali; alcuni tra loro furono poi assunti dalle aziende proprio grazie all'esperienza formativa, con ovvi benefici per tutto il tessuto sociale mesagnese.
Poi il secondo semestre del 2016, l'arrivo dell'Assessora Catanzaro e l'improvviso cambio di passo: erogati ben 34 mila euro in "contributi straordinari", ossia quattro volte quanto speso nel primo semestre.
Qua le cose son due: o in soli sei mesi Mesagne ha visto un incremento della povertà del 300% o qualcosa non sta più funzionando a Palazzo Celestini.
Ci si chiede: questi nuovi numeri sono frutto di una nuova politica per il contrasto alla povertà o nessuno tiene più sotto controllo i conti e quindi si ritorna allo spreco? L'Assessora Catanzaro dovrebbe spiegare: perché - parliamoci chiaro - a parte la sortita iniziale contro i matrimoni gay, dell'assessora non si sono avute più notizie. Nessun programma, nessuna visione: niente di niente.
Ad oggi il quadro è sconfortante: proprio l'aumento sconsiderato delle somme per contributi straordinari ha di fatto dimezzato, se non escluso, tutte le altre forme partecipative di assistenza sociale. Si scopre così che con i pochi fondi rimasti sarà possibile far svolgere i tirocini di inclusione sociale (Borse Lavoro) a soli 60 utenti (contro i 120 dell'anno precedente), mentre gli stage formativi sono stati completamente accantonati.
Eppure non dovrebbe essere difficile per l'Assessora monitorare il tutto, atteso la sola delega ai Servizi Sociali e non anche al più complesso Ambito Territoriale (delega trattenuta dal Sindaco).
Assessora lo capisce che non può impegnare soldi pubblici senza spiegarci il "come" ed il "perché"?
E questo per tacer di tutto quanto l'Assessora ha accantonato: non si discute più di progetti abitativi per famiglie in difficoltà, non si ha idea di cosa fare con la "Misericordia", non è stato fatto il regolamento attuativo per il Baratto Amministrativo tanto sbandierato, la mensa sociale non è mai partita.
L'Assessorato ai Servizi Sociali è - in parole povere - allo sbando: ad una visione politica volta a recuperare il cittadino in difficoltà per aiutarlo a reinserirsi nel mercato del lavoro si preferisce, nella migliore delle ipotesi e non volendo pensar male, la politica della carità, non cristiana ma spicciola.
E qui ci rivolgiamo a chi di politica dovrebbe capirne: Sindaco, Consiglieri Comunali, questo è quello che pensavate per Mesagne? Questo meritano i concittadini in difficoltà?
E lei Assessora, dopo l'esperienza fallimentare nello stesso ruolo presso il Comune di Latiano, sicura di essere in grado di amministrare una città?
Il Direttivo de “La M”