Partecipiamo al dialogo col Cittadino On.le Aresta! di Domenico Urgesi
Egregio On.le Aresta, ho letto con molta attenzione la Sua lettera aperta ai cittadini mesagnesi.
E mi spiace, sinceramente, che finora qualcuno (perlopiù politico) le abbia risposto con la supponenza di chi si ritiene superiore, convinto di stare sopra un piedistallo più alto del suo. Così – lo dico solo per promemoria – questo mi ricorda l’atteggiamento che i partiti tradizionali avevano nei confronti dei “gruppuscoli extraparlamentari” di 50 anni fa: “sono dei protestatari, non meritano nessuna attenzione”. Adesso debbono fare i conti (quei partiti) con una società che pare diventata “extra-parlamentare” per il 50% (più o meno), e non l’hanno ancora capito. Ora, io non sono Nessuno, non conto niente, ma ritengo che la Sua lettera aperta meriti una profonda e meditata riflessione; la serietà della situazione italiana impone che “il signor Nessuno” si svegli dal suo torpore.
Io non La conosco personalmente, anche se ho sempre stimato la sua famiglia, per esperienza diretta di serietà, di onestà, di professionalità. E penso che anche Lei sia una persona degna di stima, indipendentemente dal fatto che abbia preso il 50% dei voti nelle ultime elezioni politiche; arrotondo, non si tratta del 5, del 15, del 25%; si tratta che una persona su due l’ha votata.
Sinceramente mi inquieta questo 50%; ma penso che anche Lei sia molto preoccupato di questo improvviso exploit. Qualcuno le avrà detto – spero – che neanche la DC dei tempi più rosei, quelli di De Guido, Sasso, Bardaro (solo per fare alcuni nomi) arrivava a tanto. E ci arrivava mediante tutta una serie di addentellati economici, associativi, sociali, e “religiosi”.
Ora, è innegabile che Lei questi addentellati non li possiede, anche se il suo riferimento cultural-politico è un personaggio quale Aldo Moro. Leggo infatti che Lei è fra i promotori della santificazione di Moro. Un personaggio che, certamente, ha gestito il potere con la P maiuscola, in un periodo nel quale la guerra fredda non autorizzava molte indecisioni; e che, tuttavia, aveva nelle sue corde la signorilità, il civile confronto con l’avversario; e che, soprattutto, guardava lontano. Fu uno degli artefici del centro-sinistra; detto più prosaicamente, dell’intesa politica fra la DC ed il PSI, con l’obiettivo di isolare il PCI. Nello stesso tempo, egli guardava oltre, guardava alla società del dopo guerra fredda, aveva una visione del futuro. Non si accontentava del piccolo cabotaggio. Perciò, mi rassicura questo suo riferimento ad Aldo Moro.
Approfitto, quindi, del suo appello ai Cittadini, per chiederle alcuni chiarimenti.
Non le chiederò come si concilia questa sua convinzione, dal forte sapore cristiano, con la fiducia ad un ministro che professa quotidianamente la sconfessione della fede, in un modo tale che neanche l’ateismo più puro saprebbe fare. Non le chiederò come si spiega la mancata trasparenza sul parere dell’avvocatura in merito all’Ilva..., né tante altre, piccole e grandi, contraddizioni del politicare grillino.
Mi soffermo sulla Sua lettera aperta ai cittadini ed amministratori di Mesagne. Nella sua lettera, lei afferma la volontà di lavorare “per il territorio e magari continuare a bonificarlo (migliorandolo) da vecchi usi e costumi”. In realtà mi sembrano delle considerazioni molto “telefonate”, allusive..., tipo “a chi capisce, capisce”. A prima vista, direi che si tratta più di un’apertura a qualcuno; ed una chiusura a qualcun altro, come chiarisce bene alla fine, ad entrare in campo; il tutto condito, giustamente ed opportunamente, da un appello a tutti coloro che vogliano impegnarsi nella Politica con la P maiuscola, con spirito di Servizio.
Sono belle parole, che condivido; che abbisognano, però, di qualche chiarimento. Quali sono i vecchi “usi e costumi” da bonificare? Ossia, che cosa è che non va, secondo Lei, Cittadino Aresta, a Mesagne?
E poi, ancora. Di che cosa ha bisogno Mesagne? Di che cosa hanno bisogno i mesagnesi? Quando ero giovane, insieme ad altri coetanei, passando dalla protesta alla proposta, sapevamo che cosa volevamo per Mesagne: -eliminare la delinquenza e la mafia; -eliminare le raccomandazioni; -valorizzare il territorio, l’artigianato, l’agricoltura; -volevamo luoghi dove fare cultura: un teatro, una biblioteca, un museo che fossero all’altezza della loro funzione. Alcune cose le abbiamo realizzate, e restano a disposizione di tutti; alcune le stanno addirittura smantellando. Avevamo, comunque, sognato un futuro più civile, egualitario, e ricco, di una ricchezza economica ma anche culturale; una ricchezza condivisa, specie dai ceti più deboli. A me pare che tutto questo si sia man mano appannato, specie negli ultimi 7-8 anni. Ed è un problema reale della nostra comunità mesagnese, non si può affrontare con la solita supponenza, di cui accennavo all’inizio.
Perciò ritengo indispensabile domandarsi: che cosa è necessario per risollevare Mesagne? E Lei, Cittadino Aresta, cosa propone per il futuro di Mesagne?