La dottrina Mitterand (a cura di Tolleranza zero)

L’arresto di Battisti ha suscitato forte clamore perché 37 anni di latitanza sono molti.

Pochi, però, riescono a collegare i fatti avvenuti ed il supporto che la stessa latitanza ha avuto. Oltre mezzo secolo fa, all’epoca dei fatti, alcuni politici italiani non erano ancora nati e non si sono preoccupati di capire la fenomenologia degli anni di piombo. Circa quattrocento i morti e 1000 i feriti tra la fine degli anni sessanta e la fine degli anni ottanta, un massacro inaccettabile per una nazione civile.

Quando alcuni terroristi ripararono all’Estero in molti hanno supposto una trattativa tra lo Stato Italiano ed altri Stati, Francia in particolare. Rimpatriare allora i terroristi significava acuire ancor più lo scontro e di conseguenza senza grosso impegno si accettò quella che in Francia fu definita la dottrina Mitterand che permise, quanto meno, di ammorbidire la conflittualità in atto.

Da non dimenticare che, oggi, per percorsi diversi ci sono terroristi tornati in libertà: Francesca Mambro (condannata a nove ergastoli, 84 anni e 8 mesi di reclusione, la sua pena si è estinta dal 2013, dopo essere stata messa in libertà condizionale nel 2008), Giusva Fioravanti (condannato a 8 ergastoli, 134 anni e 8 mesi di reclusione, dopo aver scontato 26 anni, nell'aprile del 2009, è tornato a essere un uomo libero) Barbara Balzerani (ergastolo) e tanti altri.

Per coloro che volessero saperne di più si rimanda a quanto riportato su Wikipedia nel link:

https://it.wikipedia.org/wiki/Dottrina_Mitterrand

che viene trascritto in calce.

Buona lettura da Tolleranza zero

 

La dottrina Mitterrand è stata una politica relativa al diritto d'asilo in Francia.

Indice

1             Storia

2             L'enunciazione della dottrina

3             Italiani che hanno beneficiato della dottrina Mitterrand

4             La dottrina Mitterrand dal 1985 al 2002

5             La fine della "dottrina" nella giurisprudenza francese e la Corte europea dei diritti dell'uomo

6             Note

7             Voci correlate

Storia

La dottrina prende il nome del presidente socialista francese François Mitterrand e fu adottata dal consiglio dei ministri il 10 novembre 1982[1]: «La Francia valuterà la possibilità di non estradare cittadini di un Paese democratico autori di crimini inaccettabili», nel caso di richieste avanzate da Paesi «il cui sistema giudiziario non corrisponda all'idea che Parigi ha delle libertà»[2].

Il presidente francese si opponeva a certi aspetti della legislazione anti-terrorismo approvata in Italia negli anni 1970 e 1980, che ha creato lo status di "collaboratore di giustizia" (noto comunemente come pentito), simile al crown witness inglese o al Witness Protection Program negli Stati Uniti, in cui è consentito a persone accusate di crimini di diventare testimoni per lo Stato e, eventualmente, di ricevere una riduzione della pena e una protezione. La legislazione italiana prevedeva inoltre che, se un imputato fosse in grado di esercitare la sua difesa tramite i suoi avvocati, un processo tenutosi in contumacia non avrebbe avuto bisogno di essere ripetuto se questi fosse stato alla fine arrestato. La procedura italiana in contumacia è stata confermata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU).

La dottrina Mitterrand è stata de facto abrogata nel 2002, sotto il governo di Jean-Pierre Raffarin, quando Paolo Persichetti è stato estradato dalla Francia. Il Consiglio di Stato francese l'ha dichiarata priva di effetti giuridici nel 2003, concedendo l'estradizione di Cesare Battisti.

 

L'enunciazione della dottrina

La Dottrina Mitterrand era tesa a non concedere l'estradizione a persone imputate o condannate, in particolare italiani[3], ricercati per «atti di natura violenta ma d'ispirazione politica», diretti contro qualunque Stato, purché non diretti contro lo Stato francese, qualora i loro autori avessero rinunciato a ogni forma di violenza politica, concedendo di fatto un diritto d'asilo a ricercati stranieri che in quel periodo si rifugiarono in Francia. Questa prassi era basata su dichiarazioni orali di Mitterrand, e - secondo vari giuristi - si poneva in contrasto con le obbligazioni internazionali della Francia derivanti dalla vigenza di svariati trattati.

Questa dottrina venne elaborata da un gruppo di lavoro (formato da alti ufficiali di polizia, avvocati, magistrati e da consiglieri dell'Eliseo e del governo francese) che nel 1984-85 esaminarono - tra gli altri - fascicoli processuali italiani relativi a latitanti italiani rifugiatisi in Francia[4], in particolare il Processo 7 aprile, ma non venne mai trasposta in alcun provvedimento avente una qualche efficacia o validità giuridica. Nel caso di rifugiati italiani, tale prassi veniva giustificata con una presunta "non conformità" della legislazione italiana agli standard europei, soprattutto per quanto concerneva le leggi speciali, l'uso della carcerazione preventiva e il rapporto con i collaboratori di giustizia.

Mitterrand ha definito la sua dottrina durante un discorso al Palais des Sports di Rennes il 1º febbraio 1985. Mitterrand tuttavia escludeva da questa tutela coloro che avevano commesso un "terrorismo sanguinario, attivo, reale". Nel suo discorso, Mitterrand dichiarava:

Oui, j'ai décidé l'extradition, sans le moindre remords, d'un certain nombre d'hommes accusés d'avoir commis des crimes. Je n'en fais pas une politique. Le droit d'asile, dès lors qu'il est un contrat entre celui qui en bénéficie et la France qui l'accueille, sera toujours et a toujours été respecté; il n'était d'ailleurs pas demandé, dans la circonstance, en temps utile. Je refuse de considérer a priori comme terroristes actifs et dangereux des hommes qui sont venus, particulièrement d'Italie, longtemps avant que j'exerce les responsabilités qui sont miennes, et qui venaient de s'agréger ici et là, dans la banlieue parisienne, repentis... à moitié, tout à fait... je n'en sais rien, mais hors du jeu. Parmi eux, sans doute une trentaine de terroristes actifs et implacables. Ce sont justement ceux qu'on ne contrôle pas, c'est-à-dire qu'on ne sait pas où ils sont ! On dit qu'ils sont en France ? La France est quand même un pays – sans que je puisse préjuger en quoi que ce soit de ce qui se passera demain – dans lequel on a connu une trace moins sanglante qu'ailleurs, même si elle est encore trop sanglante. Mais je dis hautement: la France est et sera solidaire de ses partenaires européens, dans le respect de ses principes, de son droit: elle sera solidaire, elle refusera toute protection directe ou indirecte pour le terrorisme actif, réel, sanglant[5].

« Sì, ho deciso l'estradizione, senza il minimo rimorso, di un certo numero di uomini accusati d'aver commesso dei crimini. Non ne faccio una politica. Il diritto d'asilo, essendo un contratto tra chi ne gode e la Francia che l'accoglie, è sempre stato e sempre sarà rispettato; del resto non era stato, in questa circostanza, richiesto in tempo utile. Mi rifiuto di considerare a priori come terroristi attivi e pericolosi degli uomini che sono venuti, in particolare dall'Italia, molto tempo prima che esercitassi le prerogative che mi sono proprie, e che si erano appena ritrovati qui e là, nella banlieu parigina, pentiti... a metà, di fatto ... non saprei, ma fuori dai giochi. Tra di loro, senza dubbio, una trentina di terroristi attivi e implacabili. Sono quelli che non controlliamo, nel senso che non sappiamo dove siano! Si dice che siano in Francia? La Francia è comunque un paese - non potendo dire come sarà domani - dove c'è stata un'esperienza meno sanguinosa che altrove, anche se comunque troppo sanguinosa. Ma io dico chiaramente: la Francia è e sarà solidale coi suoi alleati europei, nel rispetto dei suoi principi, del suo diritto: sarà solidale, rifiuterà ogni protezione diretta o indiretta del terrorismo attivo, reale, sanguinario. »

Il 21 aprile 1985, al 65º Congresso della Lega dei diritti umani (LDH), Mitterrand dichiarava che i criminali italiani che avevano rotto con il loro passato violento ed erano fuggiti in Francia, sarebbero stati protetti dall'estradizione in Italia:

"(...) i rifugiati italiani che hanno preso parte in azioni terroristiche prima del 1981 (...) hanno rotto i legami con la macchina infernale a cui hanno partecipato, hanno iniziato una seconda fase della loro vita, si sono integrati nella società francese (...) Ho detto al governo italiano che erano al sicuro da qualsiasi sanzione di estradizione".[6]

Italiani che hanno beneficiato della dottrina Mitterrand

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Battisti in carcere a Brasília nel 2009, durante un incontro con rappresentanti di commissioni per i diritti umani e membri del parlamento.

Tra gli italiani che hanno beneficiato della dottrina Mitterrand si ricordano: Toni Negri (Autonomia Operaia, Potere Operaio, poi costituitosi), Cesare Battisti (Proletari Armati per il Comunismo, fino al 2004), Paolo Persichetti (Brigate Rosse, fino al 2002), Sergio Tornaghi, Oreste Scalzone (PO, pena prescritta e rientrato), Marina Petrella (BR), Lanfranco Pace (PO, poi assolto), Enrico Villimburgo e l'ex moglie Roberta Cappelli (BR), all'ergastolo per omicidio (la Cappelli è oggi architetto e delegato sindacale), Giovanni Alimonti e Maurizio Di Marzio (BR-PCC), condannati rispettivamente a 22 e 15 anni per una serie di attentati, Enzo Calvitti (BR), condannato a 21 per tentato omicidio, Vincenzo Spanò, ritenuto uno dei leader dei Comunisti Organizzati per la Liberazione Proletaria, Massimo Carfora (COLP), condannato all'ergastolo, Giovanni Vegliacasa (Prima Linea), Walter Grecchi (AO), condannato a 14 anni per l'omicidio di un poliziotto (Antonio Custra), poi prescritto, Paola Filippi (ergastolo, ex PAC, oggi cittadina francese e non estradabile[7]), Luigi Bergamin (PAC, 26 anni), Gianfranco Pancino, condannato a 25 anni (medico di Autonomia Operaia, oggi ricercatore dell'Istituto Pasteur e considerato, negli ambienti scientifici francesi, uno tra i più importanti specialisti su Aids e cancro[8]) Giorgio Pietrostefani (Lotta Continua), condannato a 22 anni di carcere assieme ad Adriano Sofri e Ovidio Bompressi per l'omicidio del commissario Calabresi. In terra francese si troverebbero anche Simonetta Giorgieri (ca. 1955) e Carla Vendetti (ca. 1958), sospettate di contatti con le nuove Brigate Rosse[9].

 

La dottrina Mitterrand dal 1985 al 2002

La dichiarazione politica del Presidente venne seguita dalla giustizia francese in varie occasioni, quando si è trattato di valutare l'estradizione dei terroristi italiani di estrema sinistra o attivisti. Secondo un articolo del 2007 del Corriere della Sera, Mitterrand era stato convinto dall'Abbé Pierre a proteggere queste persone.[10] Secondo gli avvocati di Cesare Battisti, Mitterrand aveva dato la sua parola, in consultazione con il premier italiano, Bettino Craxi.[11]

Gli oppositori della dottrina sostenevano che ciò che un Presidente può dire durante il suo incarico non è di per se una fonte di diritto, e che questa dottrina non aveva quindi alcun valore giuridico. I suoi fautori, da parte loro, ricordano come essa è stata applicata fino al 2002, e ritengono che l'ex presidente avesse impegnato la Repubblica con le sue parole. I suoi sostenitori - intellettuali come Fred Vargas o Bernard-Henri Lévy, organizzazioni come Verdi, la Lega dei Diritti Umani, France Libertés, Attac-France, ecc., alcune personalità del Partito socialista (PS) - si opposero al mancato rispetto da parte della destra al potere della dottrina Mitterrand.[senza fonte]

Questo aspetto della politica francese è stato fortemente criticato dall'Associazione Italiana Vittime del Terrorismo, che nel 2008 ha espresso il suo particolare "dolore di fronte alle conseguenze della dottrina Mitterrand e all'atteggiamento degli intellettuali francesi di sinistra".[12] Successivamente, il presidente Jacques Chirac dichiarò di non opporsi alla estradizione delle persone ricercate dalla giustizia italiana.

Nel 2002 la Francia estradò Paolo Persichetti, un ex-membro della Brigate Rosse (BR) che insegnava sociologia all'università, in "violazione" della dottrina Mitterrand (poiché sospettato a torto di legami con le Nuove Brigate Rosse). Tuttavia, nel 1998, la Corte d'appello di Bordeaux aveva giudicato che Sergio Tornaghi non poteva essere estradato in Italia, con la motivazione che secondo la procedura italiana non sarebbe stato organizzato un secondo processo dopo la prima condanna in contumacia. Le estradizioni negli anni 2000 coinvolsero non solo membri delle Brigate Rosse, ma anche altri attivisti di sinistra che erano fuggiti in Francia e restavano ricercati dalla giustizia italiana. Tra questi, Antonio Negri, che alla fine scelse di tornare in Italia e di consegnarsi alle autorità italiane.

Nel 2004, i funzionari giudiziari francesi hanno autorizzato l'estradizione di Cesare Battisti. Nel 2005 il Consiglio di Stato ha confermato l'estradizione, segnando la fine della dottrina Mitterrand. L'estradizione di Marina Petrella è stata invece negata, a causa di motivi di salute, con decisione del presidente Nicolas Sarkozy.

Dopo l'estradizione di Persichetti la dottrina fu dichiarata nulla; nonostante non fosse più in vigore, dal 2003 in poi è stata negata l'estradizione anche per altri ex terroristi e condannati (con la sola eccezione di Battisti, il quale però si rifugiò in Brasile), i quali risiedono tuttora in Francia. Come motivazioni però sono state addotte, di volta in volta, non più la dottrina Mitterrand - non più riconosciuta giuridicamente - ma vari motivi di ordine diverso, da quelli di salute (Petrella, Villimburgo) al matrimonio con cittadini francesi, dalla mancata pericolosità del soggetto (Pietrostefani, Scalzone, Pancino) fino all'acquisizione della cittadinanza francese (Filippi) e a motivi di ordine strettamente giurisdizionale (Carfora, Cappelli).[13] Alcuni hanno ottenuto poi la prescrizione del reato dai tribunali italiani (Scalzone).

La fine della "dottrina" nella giurisprudenza francese e la Corte europea dei diritti dell'uomo

Nell'ambito del caso Cesare Battisti, il Consiglio di Stato, massimo organo giurisdizionale amministrativo e consultivo della Repubblica francese, ha negato nel 2004 ogni validità giuridica alla cosiddetta "dottrina Mitterrand":

"Considérant que, si le requérant invoque les déclarations faites par le Président de la République, le 20 avril 1985, lors du congrès d'un mouvement de défense des droits de l'homme, au sujet du traitement par les autorités françaises des demandes d'extradition de ressortissants italiens ayant participé à des actions terroristes en Italie et installés depuis de nombreuses années en France, ces propos, qui doivent, au demeurant, être rapprochés de ceux tenus à plusieurs reprises par la même autorité sur le même sujet, qui réservaient le cas des personnes reconnues coupables dans leur pays, comme le requérant, de crimes de sang, sont, en eux-mêmes, dépourvus d'effet juridique ; qu'il en va également ainsi de la lettre du Premier ministre adressée, le 4 mars 1998, aux défenseurs de ces ressortissants..."[14]

"Considerando che, se il ricorrente invoca le dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Repubblica il 20 aprile 1985, al congresso di un movimento di difesa dei diritti umani, in merito al trattamento da parte delle autorità francesi delle richieste di estradizione dei cittadini italiani coinvolti in attività terroristiche in Italia e residenti da molti anni in Francia, queste parole, che devono in realtà essere ravvicinati a quelle espresse più volte dalla stessa autorità in materia, che si riferivano alle persone condannate nel loro paese, come il ricorrente, per crimini violenti, sono di per sé prive di effetti giuridici; è pertanto tale anche la lettera del Primo Ministro inviata il 4 marzo 1998 ai difensori dei ricorrenti ..."[15]

Mentre, per quanto riguarda la normativa italiana, è interessante riportare un altro brano in lingua originale della sentenza della Corte di Cassazione francese, il massimo organo giurisdizionale ordinario del paese, sempre riguardo all'estradizione di Battisti. In un preciso passo della decisione si chiarisce, definitivamente, che un giudice francese non può ergersi a censore della giustizia italiana, ma che soprattutto la procedura italiana era ed è conforme agli standard europei:

"qu'indépendamment du fait qu'il n'appartient pas au juge français de s'ériger en censeur de la procédure pratiquée devant les juridictions étrangères, il convient de souligner que le système procédural italien est voisin de celui appliqué en France, qu'il est soumis aux mêmes règles conventionnelles, et spécialement à celles de l'extradition et aux conditions requises pour le déroulement d'un procès équitable qui ont également valeur constitutionnelle en Italie"[16]

"...indipendentemente dal fatto che non è di competenza del giudice francese ergersi a censore della procedura praticata davanti alle giurisdizioni straniere, si conviene sottolineare che il sistema procedurale italiano è vicino a quello applicato in Francia, che è sottoposto alle medesime regole convenzionali, e specialmente a quelle sull'estradizione e alle condizioni richieste per lo svolgimento d'un processo equo che hanno ugualmente valore costituzionale in Italia"

La dottrina Mitterrand si basava su una pretesa superiorità della legislazione francese e su una sua presunta e ipotetica maggiore aderenza alle norme e ai principi europei in materia di tutela dei diritti umani.[senza fonte] Ma questa visione entrò in crisi e diventò ulteriormente insostenibile in Europa, proprio dal punto di vista giuridico, quando la Corte europea dei diritti dell'uomo condannò definitivamente la procedura contumaciale francese, spesso usata come impropria pietra di paragone del processo contumaciale italiano. In una sentenza, che demolisce alla radice l'istituto processuale francese, la Corte vegliante sui diritti umani stabilì che la cosiddetta purgazione del processo in assenza - vale a dire la celebrazione di un nuovo processo a seguito della cattura o costituzione del contumace - era solo un mero espediente procedurale. Il nuovo processo non può di per se essere assolutamente assimilabile a una garanzia per il condannato, anche qualora, come accadeva in Francia ai sensi dell'articolo 630 codice di procedura penale[17], il primo processo in contumacia si fosse svolto senza la presenza di avvocati, in esplicita violazione del diritto alla difesa sancito dall'articolo 6, comma 3 lettera c)[18] della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (in ECtHR: Krombach v. France, application no. 29731/96)[19]. A seguito di questa sentenza la Francia modificò, in parte, con legge 9 marzo 2004 cosiddetta "Perben II"[20] la sua procedura contumaciale, oramai insostenibile per gli standard europei in materia di diritti umani. L'attuale procedura in assenza viene definita "par défaut" e prevede la possibilità, per il contumace, di avere un difensore[21].

A commento di questa dottrina, Gilles Martinet, anziano intellettuale socialista ed ex ambasciatore in Italia ha scritto: "Non potendo fare la rivoluzione nel proprio Paese, si continua a sognarla altrove. Continua a esistere il bisogno di provare a se stessi di essere sempre di sinistra e di non essersi allontanati da un ideale" (nella prefazione a un libro dedicato al caso Battisti)[22].

Note

^ Breccia a Parigi nel diritto d'asilo

^ Attentati e minacce in Francia dopo l'estradizione di 3 baschi

^ Sergio Romano, "LA DOTTRINA MITTERRAND E I TERRORISTI ITALIANI", Corriere della Sera, 3 febbraio 2010

^ Wu Ming, "Dottrina Mitterrand" e "Dottrina Spataro", Carmilla on line, 12 aprile 2004. URL consultato il 20-1-2009 (archiviato dall'url originale il 22 gennaio 2009).

^ La France, l'Italie face à la question des extraditions, Institut François-Mitterrand, 17 juin 2004

^ Les réfugiés italiens (...) qui ont participé à l'action terroriste avant 1981 (...) ont rompu avec la machine infernale dans laquelle ils s'étaient engagés, ont abordé une deuxième phase de leur propre vie, se sont inséré dans la société française (...). J'ai dit au gouvernement italien qu'ils étaient à l'abri de toute sanction par voie d'extradition (...).

^ Latitanti italiani: Battisti e i suoi fratelli, su archivio.panorama.it. URL consultato il 26 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 26 maggio 2015).

^ Non solo Battisti. Ecco chi sono gli ex-terroristi ancora latitanti

^ "E la «pista estera» porta ancora alle stesse due donne di tredici anni fa", Corriere della Sera, 8 agosto 2002

^ Abbé Pierre, il frate ribelle che scelse gli emarginati Archiviato il 19 marzo 2007 in Internet Archive.,Corriere della Sera, 23 gennaio 2007

^ Parole Donnée

^ Iniziative dell'Associazione Italiana Vittime del Terrorismo, Parigi 22 ottobre 2008

^ Terroristi rossi e neri, la mappa dei latitanti

^ (FR) Assemblée du contentieux - Séance du 11 mars 2005 Lecture du 18 mars 2005[collegamento interrotto] Consiglio di Stato della Repubblica francese

^ Consiglio di Stato <http://www.conseil-etat.fr/cde/node.php?articleid=1058[collegamento interrotto]

^ in Bulletin criminel 2004 N° 241 p. 872

^ art. 630 c.p.p. Fr.:Aucun avocat, aucun avoué ne peut se présenter pour l'accusé contumax. Toutefois, si l'accusé est dans l'impossibilité absolue de déférer à l'injonction contenue dans l'ordonnance prévue par l'article 627-21, ses parents ou ses amis peuvent proposer son excuse.

^ Convenzione Europea dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali - Studi per la Pace

^ Corte Europea dei Diritti dell'Uomo: http://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?item=1&portal=hbkm&action=html&highlight=France%20%7C%20Krombach&sessionid=10131230&skin=hudoc-en

^ LOI DU 9 MARS 2004 PERBEN II

^ Art 156 in: http://www.lexinter.net/lois4/chapitre_iv_jugement.htm

^ Guillaume Perrault, Génération Battisti: ils ne voulaient pas savoir, Plon, 2005 ISBN 978-2-259-20325-8

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