Pompeo Molfetta fermi tanta violenza verbale, nuoce alla città (Maria De Guido)
L’equidistanza politica di questi anni non mi ha fatto dimenticare ciò che è accaduto a Mesagne negli ultimi decenni.
Io c’ero quando Pompeo Molfetta nel 2005, con la sua parte politica, segnò uno strappo nell’amministrazione di centrosinistra di Mario Sconosciuto. Qualcuno si scagliò contro di lui per giudicare con ferocia le sue valutazioni politiche? C’ero quando nel 2007 si candidò contro Cosimo Faggiano, da interprete di una lunga tradizione politica più incline alla scoppiettante opposizione che alla responsabilità di governo. Non fu una campagna elettorale in cui si spararono fiori dai cannoni. Non ricordo nessun attacco frontale per aver scelto di essere, ancora una volta, uomo di rottura. C’ero pure quando, sempre nel 2007, il sindaco dimissionato sostenne le ragioni politiche che mandarono a casa il sindaco Enzo Incalza e nel 2009 diede il suo assenso per condannarlo al medesimo destino politico. Non ricordo spergiuri contro di lui per aver esercitato in libertà le sue prerogative di consigliere comunale. C’ero anche quando nel 2013 guidò l’ultimo rimpasto di giunta del sindaco Franco Scoditti. La fine anticipata del mandato fu decretata per me e per l’assessore Zezza. Ricordo messaggi incalcolabili di stima, affetto persino inaspettato, e nessun veleno sputato contro nessuno, né dalla diretta interessata né dalle tante persone vicine. Pompeo in consiglio comunale giustificò il nostro “sacrificio politico” come un’azione propedeutica ad un progetto più grande, anche se “di Maria ci è dispiaciuto”, ebbe testualmente a dire. Che il progetto citato fosse proprio la sua imminente candidatura a sindaco, suggellata dal potere politico di Toni Matarrelli e di Gino Vizzino?
Molta storia e tante strategie politiche di Molfetta viaggiano dal lontano 1997 su un unico vagone con quelle di Matarrelli. Negli anni hanno dato i frutti sperati, anche da chi oggi morde a sangue per la fine anticipata del mandato di sindaco e cerca di prendere le distanze, pronto a giurare che non c’è alcuna affinità tra i due. Com’è possibile tanta strada condivisa se il compagno di viaggio – col quale poco e niente si avrebbe da spartire – vive il potere per il potere e lo nutre di aberrante clientelismo?
I fatti di questa città raccontano una storia diversa da quella che la delusione del momento fa pronunciare. Io mi aspetto che Pompeo Molfetta smetta di alimentare tanta violenza verbale, per amore della sua storia, del vero e della Città.
In questi giorni sono tantissime le foto ed i video che girano in rete viaggiando su WhatsApp. Numerosi sono coloro che scavando negli archivi ci stanno ricamando sopra. E’ diventato quasi un divertimento che – nei limiti – noi consideriamo anche spassoso e allenta la tensione, come quello di S. Pompeo Martire che proponiamo nella foto in evidenza.
(Fonte Facebook)