Nessuna novità dal Pd (di Maria De Guido)

Rosanna Saracino è il candidato sindaco del Partito Democratico alle elezioni amministrative del maggio prossimo.

E’ difficile cogliere elementi di novità nell’unica notizia di rilievo, quella di un partito che ha scelto il proprio rappresentante per la prossima competizione elettorale.

L’avvocatessa Saracino ha maturato una lunga militanza nel partito di appartenenza, già assessore all’urbanistica e all’ecologia – era subentrata nella giunta Scoditti ai dimissionari Cosimo Faggiano prima e Vincenzo Montanaro poi – e consigliere di opposizione nell’assise comunale da poco passata agli annali della cronaca politica cittadina. Fino alla fine, coerente al suo mandato, la Saracino non ha risparmiato critiche inappellabili all’esperienza di governo a guida del sindaco Molfetta che dalla stessa, con definizione chirurgica, è stata etichettata come “una delle più tristi ed improduttive esperienze amministrative”.

Nessuna rivoluzione politica, a volerla vedere, si è delineata in questi quaranta giorni - tanti ne sono trascorsi da quando Pompeo Molfetta è stato dimissionato – perché nessuna novità politica è entrata di diritto nella compagine a sostegno del candidato sindaco del Pd. La sempre critica M, guidata dall’ex assessore ai servizi sociali Manuel Marchionna, ha preteso la carica di vicesindaco - in caso di vittoria della Saracino, ovvio - per il già segretario del Pd Alessandro Denitto.  Lo stesso Leu è un frammento del Pd locale a sostegno della candidata del Pd. Tali accordi sembrano essere maturati talmente in fretta da lasciar trapelare qualche dubbio sulla tempistica: che l’intesa col Pd fosse già sulla scrivania del primo cittadino mentre se ne decretava la sfiducia? Proprio una parte del Pd, LA M e Leu hanno gridato allo scandalo per la mancata discussione in consiglio comunale della fine anticipata del mandato del sindaco.

Forse l’unica novità, se così si può definire, è proprio l’alleanza del PD col sindaco uscente Pompeo Molfetta, lo stesso partito col quale nel 2015 Molfetta chiuse ogni dialogo: allora come oggi il PD ha preteso che il candidato sindaco dovesse essere, manco a dirlo, del PD. Il Partito nazionale e locale non vive il suo momento migliore – e i tanti fuoriusciti che mai più fecero ritorno saprebbero dire meglio il perché - ma anche stavolta si sceglie di correre con un proprio candidato per conquistare la carica politica cittadina più ambita. Sarà solo l’elettorato a dare torto o ragione, in questo stato di cose che si scompone e si ricompone come in un puzzle a tasselli virtuali.

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