La nota di chiusura di una accesa discussione: non è della Perpetua 2.0 che ha bisogno la città (di Dario Mitrugno)

Salve Direttore,

Le chiederei, e credo che non mi negherà questa occasione, di ospitare una mia ultima risposta al prof. Greco; risposta che mi è dovuta se non altro per educazione.

Caro professor Greco,

mi aspettavo una sua risposta, non lo nascondo, ed in un certo senso ci contavo. Eh sì, ci contavo in una sua risposta con la quale argomentava in maniera proattiva e costruttiva discutendo di temi e progettualità; insomma una risposta volta al confronto. Ma così non è stato e, ancora una volta, ha sprecato le sue forze per attaccare il singolo o i "singoli".

Come si dice dalle nostre parti “quandu lu ciucciu non voli mbia, te ne bbinchi cu fischi tia” (i cultori del vernacolo mi perdoneranno gli errori di scrittura) e lei di parlare di programmi di governo della Città non ne ha proprio voglia o forse scientificamente (questa volta si !!!) lo evita. E in un certo senso anche questo me lo dovevo aspettare. Non poteva esserci strategia differente da parte di una persona che ha avuto modo di sostenere “che studiare i programmi ha un’importanza relativa: ci mancherebbe che promettessero cose disdicevoli. Se dovessi ricorrere a un luogo comune, direi che tutti promettono di tutto.”

Lei preferisce, e lo ha fatto nel primo e nel secondo suo scritto, disquisire su pettegolezzi e non discutere nel merito di temi, programmi e governo della Città. Non rimanga deluso ma sono queste ultime le cose che interessano ai Mesagnesi, a me, e a quelli che chiama miei sodali.

Nel lasciarle questo ruolo da “Perpetua 2.0” (che mi sembra gradire tanto) la saluto cordialmente.

Torino 14/05/2019

Dario Mitrugno

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