Inca: accompagnamento alla pensione, solo per pochi

Lo strano caso dei commercianti (di Fulvia Colombini, della Presidenza Inca)

Spulciando tra le norme previdenziali che sono molto complicate, si trovano a volte delle vere e proprie chicche, magari dimenticate come quella, per esempio, degli indennizzi riconosciuti ai commercianti quando cessano la loro attività, introdotti con il decreto legislativo n. 207/1996.

Detto dispositivo prevede che ai titolari di attività commerciale al minuto in sede fissa, nel momento in cui interrompono l’attività e restituiscono la licenza, venga erogato da parte dell’Inps un indennizzo pari al trattamento minimo di pensione (501 euro lordi mensili) fino al momento in cui raggiungeranno l’età per la pensione.

Per ottenere l’indennizzo i commercianti devono possedere alcuni requisiti anagrafici e contributivi: 57 anni per le donne, 62 anni per gli uomini ed essere iscritti da almeno 5 anni, anche in modo discontinuo, alla gestione commercianti presso l’Inps. Devono, inoltre, riconsegnare la licenza e ottenere la cancellazione dal registro pubblico degli esercenti e dal registro delle imprese presso la Camera di Commercio. L’indennizzo che ricevono è incompatibile con lo svolgimento di qualsiasi attività lavorativa.

La legge istitutiva del 1996 è sempre stata rinnovata nel corso di questi anni e gli indennizzi sono stati via via prorogati fino ai nuovi limiti dell’età pensionabile, che è stata innalzata più volte, assicurando quindi un reddito continuativo agli ex commercianti che, per questa ragione, non si sono mai trovati nella condizione di “esodati” come, invece, è successo ai lavoratori dipendenti.

Questo è un esempio di accompagnamento alla pensione non subordinato al versamento di contributi aggiuntivi e con decorrenza immediata a partire dal mese successivo alla cessazione dell’attività. Questi soldi non devono essere restituiti, né vengono considerati come anticipo delle spettanze future; ipotesi che il ministro Poletti aveva proposto, più volte, per i lavoratori dipendenti che perdono il lavoro e si trovano senza stipendio e senza pensione. Tutte le proroghe sono avvenute in via automatica e in sordina.

Vale la pena rimarcare, inoltre, che i commercianti non hanno perso involontariamente il lavoro come succede ai disoccupati, ma hanno scelto liberamente di cessare l’ attività commerciale.

Concludendo possiamo affermare che nel nostro paese vengono usati due pesi e due misure per valutare lo stato di bisogno e la necessità di intervenire con politiche assistenziali se si tratta di commercianti oppure di lavoratori subordinati. Ci chiediamo anche come mai, tra i vari rapporti voluti dal Presidente dell’Inps Tito Boeri per analizzare le varie situazioni esistenti, a suo dire squilibrate nel rapporto tra contribuzione versata e prestazioni erogate, questo beneficio non sia mai stato evidenziato.

segnalazione Fulvio Rubino

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