La Uil pensionati territoriale di Brindisi crede che l’uomo abbia bisogno di un cambiamento culturale,
che gli dia sicurezza, libertà personale, prossimità e solidarietà verso le fasce più deboli.
Lo stato di paura negli italiani cresce a due cifre. Lo si deduce dal risultato del sondaggio promosso dall’Inps nel consegnare le prime 150 mila buste arancioni. La dura realtà dice che si andrà in pensione con un assegno più basso, anche se il 40% fosse convinto che sarebbe riuscito ad avere un assegno più ricco.
Lo stato di paura dell’uomo potrebbe essere legato alle complessità della situazione economica e politica, ai modelli d’integrazione europea sassone e di quella latina socialmente in crisi, alla minaccia terroristica dopo gli attentati a Parigi e a Bruxelles, ma non dovrebbe essere legato al nuovo modello APE, “Anticipo – Pensione”, per lasciare il lavoro. La risultanza oltraggia la dignità della persona in quanto tale, perché oltre ad avere ricevuto il danno con le riforme del lavoro e delle pensioni sbagliate di Monti/Fornero, oggi le tocca subire la beffa dell’anticipo pensionistico di Renzi/Nannicini.
Il rimprovero è nell’aver adottato il potere neoliberista che ha prevalso sull’economia reale e sulla politica, invece d’investire su un Nuovo Patto sociale per i giovani, i pensionati, le persone non autosufficienti e per una legge che separi la Previdenza dall’Assistenza.
Oggi abbiamo minori diritti e tutele, dovuti alla liquefazione dei partiti politici sia di destra, di centro e di centrosinistra. Pensiamo come per aumentare la competitività, si riducono i diritti, si tagliano i salari e le pensioni oppure come si spostano le risorse dal lavoro e dal welfare verso la finanza. Per far fronte a questo potere occorre non cadere nel “vuoto assoluto”, ma riteniamo necessario credere a una dimensione etica che non pensi solo a “far cassa” ma che difenda il lavoro, il lavoratore, il salario e il diritto e il reddito di pensione .
La Uil pensionati di Brindisi chiede al presidente Renzi, la necessità inclusiva di un rinnovamento culturale, supportato da tavoli d’incontro e da confronti con il sindacato, che induca le rappresentanze a superare lo status di fragilità politica credendo nel plus valore della “dimensione etica” come superamento delle fragilità e avvio al confronto per un Nuovo umanesimo e patto Sociale accessibile al miglioramento del Bene Comune.
Per i brindisini che vogliono lasciare il lavoro perdendo almeno una mensilità ogni anno, non è una “dimensione etica”, perché prestito pensionistico e penalizzazione per l’anticipo non possono stare insieme. I dettagli dell’APE potrebbero causare a chi vuole lasciare il lavoro, (ma non ha ancora i requisiti), di trovarsi di fronte a un nuovo flop.
La Uil basa il proprio studio sul meccanismo che probabilmente verrà adottato e cioè l'accesso alla pensione con un anticipo fino a 3 anni rispetto al requisito anagrafico richiesto, da “pagare” (attraverso un prestito di un istituto di credito, garantito dallo Stato), con una rata applicata sulla pensione. Per calcolare quale potrebbe il costo per i futuri “pensionati in anticipo”, il servizio politiche previdenziali della Uil ipotizza un'indicizzazione del trattamento previdenziale pari all'1% per ogni anno e un tasso d'interesse applicato del 3,5%, pari a quello applicato dall'Inps per i prestiti pluriennali ai dipendenti pubblici.
Ecco il costo che dovrebbero sostenere coloro che vanno in pensione uno, due o tre anni prima del tempo con trattamenti pari a 1.000, 1.500 e 3.000 euro, nel caso che oneri e interessi li paghi lo Stato e nel caso che, invece, siano a carico del lavoratore. PENSIONE 1.000 EURO LORDI. Stabilendo che oneri e interessi siano a carico dello Stato, per un lavoratore che andasse in pensione con un anno di anticipo, il costo della rata sarebbe di 69 euro al mese, pari a 898 euro l'anno; per una donna sarebbe invece di 50 euro, pari a 650 l'anno. Con un anticipo di due anni nel primo caso si salirebbe a 130 al mese (1.690 l'anno) e nel secondo a 95 al mese (1.244 l'anno). L'anticipo a 3 anni, infine, costerebbe 184 euro mensili agli uomini (2.392 l'anno) e 137 alle donne (1.790 l'anno). Se invece oneri e interessi fossero a carico dei lavoratori, con l'anticipo di un anno l'uomo pagherebbe 1.138 euro l'anno e la donna 904 euro l'anno; con due anni di anticipo il costo sarebbe rispettivamente pari a 2.175 e 1.758; con tre anni, infine, 3.131 e 2.569 euro l'anno. PENSIONE 1.500 EURO LORDI. Con oneri e interessi a carico dello Stato: l'anticipo di un anno agli uomini costerebbe 103 euro mensili e 1.348 annui, alle donne rispettivamente 75 e 975 euro; l'anticipo di due anni per la componente maschile peserebbe 195 euro al mese e 2.535 l'anno e per quella femminile rispettivamente 143 e 1.866; andare via tre anni prima, infine, avrebbe un costo pari a 276 euro al mese e 3.589 euro l'anno per gli uomini e 206 euro al mese e 2.685 all'anno per le donne. Se il pensionato dovesse invece accollarsi oneri e interessi, nel primo caso gli uomini pagherebbero 1.707 euro l'anno e le donne 1.356; nel secondo rispettivamente 3.263 e 2.637; nel terzo 4.697 e 3.854. PENSIONE 3.000 EURO LORDI. Nel caso fosse lo Stato ad accollarsi i costi, l'uomo che va in pensione un anno prima dovrebbe pagare 207 euro al mese (2.696 l'anno), la donna 150 euro al mese (1.950 l'anno); andando in pensione due anni prima il costo sarebbe rispettivamente pari a 390 euro al mese (5.070 l'anno) e 287 euro al mese (3.732 l'anno); il conto sale con tre anni di anticipo a 552 euro al mese (7.178 l'anno) per i maschi e 413 euro al mese (5.371 l'anno) per le femmine. Con interessi a carico del lavoratore, infine, la rata aumenta nel primo caso a 3.415 euro l'anno per gli uomini e a 2.714 per le donne; nel secondo a 6.527 e 5.276 euro l'anno; nel terzo a 9.395 e 7.709 euro l'anno.
IL sindacato sa che il reddito medio netto di pensione è stimato 13 mila 647 euro all’anno (circa 1.140 euro lordi mensili), mentre per quelli netti è da mille euro mensili in giù. La via d’uscita per “Prestiti su pensioni” dovrebbe essere quella “strutturale”, ma dov’è la sua “dimensione etica” per gli assegni di pensione più bassi? Quali sono i vantaggi che ne derivano?
Per la Uil pensionati di Brindisi è bene che il governo, rappresentato dal sottosegretario alla Presidenza Nannicini, si confronti sulla proposta con il Sindacato nella sua unitarietà, anche se la linea guida più giusta sarebbe quella che la Uil chiede da sempre e cioè: ”Una flessibilità in uscita senza oneri per chi dovrebbe andare in pensione”.
Il Segretario Territoriale di Brindisi
Tindaro Giunta