Brindisi: la salute delle persone immigrate alla luce dei ricoveri ospedalieri
Medici per i Diritti Umani (MEDU) opera a Brindisi da circa tre anni con personale volontario attraverso un ambulatorio socio-sanitario settimanale (Via Appia 64)
rivolto a cittadini immigrati e indigenti. L'assistenza, fornita gratuitamente, si svolge in collaborazione con i medici del Servizio Sanitario Regionale e con i Servizi della ASL BR.
Alcuni mesi fa MEDU aveva chiesto alla Direzione Generale della ASL Brindisi i dati sui ricoveri dei cittadini stranieri negli ospedali della provincia, relativi all’anno 2015, per conoscere meglio i bisogni di salute di questa porzione della popolazione.
I dati sono stati analizzati dall'equipe di MEDU e condivisi con la ASL che ne ha approvato la divulgazione congiunta.
Il totale degli individui stranieri dimessi nel 2015 è stato di 311 (147 maschi e 164 femmine).
I ricoveri della popolazione immigrata da paesi poveri e/o in conflitto non hanno rappresentato neppure l'1% del numero complessivo dei ricoveri negli ospedali della ASL di Brindisi.
La frequenza delle diverse cause di ammissione in ospedale sono sovrapponibili a quelle dei ricoveri complessivamente considerati ad eccezione delle malattie cardiocircolatorie che rappresentano la prima causa nella popolazione generale. Tale rilievo confuta l'idea che gli immigrati siano portatori di malattie trasmissibili e siano la causa della loro diffusione nelle popolazioni native.
Le donne fanno più ricorso al ricovero ospedaliero sebbene costituiscano una minoranza nel gruppo immigrato. Le cause di ricovero riscontrate sono compatibili con le condizioni abitative e lavorative precarie e con la condizione di stress psicologico in cui verosimilmente vive buona parte di questa popolazione.
Trattandosi di una popolazione molto giovane (l'età maggiormente rappresentata tra i ricoverati va dai 20 ai 34 anni) si ipotizza che gli interventi tendenti a migliorare le condizioni abitative e di lavoro abbiano un effetto preventivo sulla conservazione della salute e che possano contrastare la tendenza, riscontrata già in alcuni studi epidemiologici, al rapido deterioramento delle condizioni di salute in questa porzione di popolazione.