Il documento della Cisl sul piano di riordino ospedaliero.
Premessa: Un serio riordino della sanità sul territorio non può essere improntato solo a meri criteri ragionieristici di tagli alla spesa,
ma deve contemperare l’entità della spesa con le reali esigenze sanitarie specifiche. Va da sé che in un territorio come Brindisi, con una notevole presenza industriale, già dichiarato ad alto rischio ambientale e ad alto rischio sanitario (tra i 57 siti di interesse nazionale per interventi di bonifica), la spesa e le strutture per la tutela della salute non dovrebbero essere inferiori a quelli di territori che non hanno le stesse problematiche.
Invece, per l’area di Brindisi non solo non è così, ma la situazione è destinata ad aggravarsi per le scelte che, fino ad oggi, il Presidente Emiliano con il suo Governo Regionale ha deciso di compiere e che rischiano di penalizzare ulteriormente questa nostra realtà, costringendo i cittadini nel migliore dei casi ad andare a curarsi altrove, nel peggiore invece, a rinunciare a curarsi, (nella considerazione dell’avanzare della povertà e del disagio economico) come sempre più sta avvenendo per tantissimi anziani e disoccupati. Per queste ragioni, la CISL Taranto Brindisi, con il suo coordinamento delle Politiche Sociali (Fnp, Fisascat, Fp, Scuola), avendo messo a fuoco tale situazione attraverso un’attenta analisi e con uno studio dei dati concernenti la sanità brindisina, non può che ribadire le richieste già avanzate nei propri documenti, così come nelle iniziative unitarie a carattere regionale di qualche settimana fa delle categorie dei pensionati, tendenti a riequilibrare e qualificare l’offerta sanitaria e dei servizi sanitari sull’intero territorio.
In questi anni si è registrata una mortalità in eccesso rispetto alla media regionale per malattie cardiovascolari (in particolare infarto acuto del miocardio) e malattie respiratorie croniche in relazione all’innalzamento di alcuni agenti atmosferici, ci sono stati eccessi di mortalità nel sesso maschile per tumori della vescica, leucemie, tumori del polmone e della pleura, mentre nelle donne per malattie dell’apparato digerente.
Se la ratio del riordino è quella di ricondurre le strutture ospedaliere dentro un regime gestionale che coniughi efficienza economica, alti volumi, adeguata qualità e migliore sicurezza delle cure, dobbiamo evidenziare che per Brindisi, purtroppo, questa bozza regionale di riordino prodotta è di forti squilibri.
I dati reali dello squilibrio
Il piano non segue un principio di copertura territoriale né di equità e garanzie di cure equanime in tutto il territorio pugliese.
Il primo dei problemi è, ovviamente, quello di un’offerta sanitaria ospedaliera palesemente inferiore a quella di altri territori e perciò inadeguata alla reale richiesta sanitaria. Purtroppo, le nostre strutture, già dai due precedenti piani di rientro sono state ridimensionate rispetto a quelle degli altri territori; basti osservare che in una disciplina importante come la Cardiologia, a fronte di una media regionale di 1 posto letto per ogni 6.215 abitanti, Foggia ne ha uno ogni 4.875; Bari 1 ogni 5.482; Lecce 1 ogni 7.136; Taranto ne ha 1 ogni 7.175 mentre Brindisi addirittura 1 ogni 9.540.
I dati della Cardiochirurgia: una media regionale di 1 posto letto ogni 23.372 abitanti ma con Bari che ne ha 1 ogni 12.538, Taranto 1 ogni 45.259 e Brindisi addirittura zero posti letto.
Sempre nell’ambito della Cardiologia, le UTIC registrano anch’esse uno squilibrio pesantissimo che penalizza Taranto con 1 posto letto ogni 22.629 abitanti e Brindisi con 1 ogni 22.262, rispetto a Bari che ha un posto letto ogni 17.113 abitanti e Lecce che ne ha 1 ogni 19.200.
Del tutto assente, addirittura, è la Chirurgia Toracica, ben presente a Bari con 3 strutture, a Foggia con 2 strutture e con 1 a Lecce.
Complessivamente la ASL BR, prima del piano di riordino, aveva una dotazione di posti letto inferiore agli standard regionali, ora questo nuovo piano (deliberazione di G.R. n. 265 del 2016) prevede per la provincia di Brindisi un’ulteriore contrazione.
Le due provincie più penalizzate sono Taranto dove lo standard posti letto/abitanti è 2,8 ogni 1000 abitanti e Brindisi che addirittura perde ben 3 Presidi Ospedalieri, con uno standard posti letto/abitanti di 2,7 con 1081 posti letto complessivi (di cui 90 privati).
Gli standard regionali sono 3,4 posti letto per 1000 abitanti e quelli nazionali di 3,7 posti letto per 1000 abitanti.
Rispetto a tutto questo nessuno intende generare la guerra tra poveri, ma appare chiaro come questi dati, sia pur parziali, parlino da soli circa lo squilibrio realmente esistente e non più accettabile dell’offerta sanitaria per Brindisi, squilibrio al quale è strettamente correlato quello degli organici che, se sono ridotti dappertutto, lo sono ancor di più in questo territorio.
Ad oggi non si intravedono ancora soluzioni adeguate, visto anche il rinvio della discussione degli emendamenti in III Commissione del Governo Regionale, ai primi giorni di settembre.
Gli stessi dati, estratti da uno studio della Cisl Fp Taranto Brindisi, meriterebbero maggiore attenzione ed impegno per una modifica dell’impostazione regionale del Riordino, capace di riequilibrare strutture, organici e prestazioni sanitarie tra i territori, tenendo in debito conto, oltre ai livelli di utenza, anche dei reali bisogni indotti da condizioni ambientali e relativi rischi per la salute.
Il Centro Grandi Ustioni
In questo contesto, se fossero fondate le notizie giornalistiche e le dichiarazioni di qualche consigliere regionale circa una presunta volontà di spostare da Brindisi a Lecce il Centro Grandi Ustioni del Perrino (motivo di una interpellanza parlamentare intervenuta in questi giorni), le stesse sarebbero prive di senso e ci fanno a maggior ragione chiedere con forza, serietà ed equità nelle scelte.
Il Presidente Emiliano su Twitter ha smentito questa notizia: se è così va bene! Perché per noi il Centro Ustioni deve rimanere a Brindisi, non solo perché ha operato bene per oltre 40 anni, non solo perché a Brindisi vi sono centrali elettriche e fabbriche a rischio specifico ma anche perché Brindisi è più vicina all’area industriale di Taranto, dove occorre avere presente l’esistenza dello stabilimento ILVA, come anche la raffineria dell’AGIP Petroli ed anche perché è ben collegata e quindi velocemente raggiungibile, sia da Taranto che da Lecce, dove da quest’ultima dista circa 40 chilometri.
La Sanità sul territorio
E’ necessario rendere più concreta e visibile l’azione di prevenzione che, come quella svolta dal Centro Salute Ambiente, non è nota ma soprattutto non riesce a farsi percepire da chi vive ed opera sul territorio; conseguentemente occorre ridefinire adeguate strutture, risorse umane e professionali occorrenti all’Ospedale Perrino, così come agli altri presidi sul territorio.
In tale quadro, altro argomento cruciale nel rapporto con la Regione è come la ASL stia procedendo alla chiusura-riconversione degli ospedali del nostro territorio (Melli di San Pietro Vernotico, San Camillo di Mesagne, Umberto I di Fasano).
A fronte di una serie di proteste, niente affatto campanilistiche né ingiustificate (come qualcuno sostiene), si sta rispondendo con furbizie e fatti compiuti.
Le maggiori astuzie si stanno manifestando nei provvedimenti adottati per l’emergenza estiva, chiudendo cioè alcuni centri di Pronto Soccorso, abbassando a nostro avviso, il livello dei presidi, tra l’altro senza l’accordo e/o una discussione e concertazione compiuta con le OO. SS. di categoria, prefigurando in tal modo la volontà di rendere queste scelte, anche dopo il periodo estivo, stabili.
Il problema dei Pronto Soccorso richiede una soluzione con un’analisi preventiva rigorosa delle cause responsabili delle criticità della rete dell’urgenza, attraverso un filtraggio e che passa sicuramente da: non appropriatezza degli accessi che riguarda in particolare i codici bianchi, mancanza di aggregazioni funzionali territoriali, carenza nelle cure territoriali, scarso feedback tra i medici di famiglia ed i colleghi dell’urgenza.
Infatti nel ridisegnare la nuova rete dell’Emergenza/Urgenza si è provveduto a classificare i Pronto Soccorso in DEA (Dipartimento di Emergenza Urgenza e Accettazione) II livello (HUB), DEA I livello (SPOKE) e Pronto Soccorso di Base.
Noi riteniamo che, dopo l’emergenza estiva le scelte da fare sulla struttura di emergenza/urgenza deve essere oggetto di un confronto serio, per il tempo che è rimasto, in ogni singolo territorio e tale confronto deve servire anche a fare chiarezza su tempi e modi di queste operazioni di riordino e, dunque, sui benefici che ne possono derivare per non derubricarle a ulteriori tagli e minor tutela della salute dei cittadini.
Risulta indispensabile, attraverso questa riorganizzazione, che ogni Ospedale si doti preventivamente di piani efficaci per la gestione del sovraffollamento dei Pronto Soccorso mettendo in campo azioni migliorative a idonei percorsi per i pazienti, ponendosi come obiettivo la riduzione dei tempi di attesa; ecco perché è necessario trovare ulteriori soluzioni come:
un adeguato potenziamento del personale medico, infermieristico e di supporto nei Presidi ospedalieri di riferimento;
acquisizione di idonee tecnologie informatiche innovative e attrezzature sanitarie ai fini diagnostico-terapeutici;
miglioramento delle situazioni strutturali oramai vetuste, sia per le carenze di spazi, che per la logistica;
attivazione, per esempio, delle Osservazioni Brevi nel Presidio di Ostuni, candidato causa chiusura del Pronto Soccorso di Fasano, a superare i 30 mila accessi annui;
riprogettazione dei percorsi clinico-assistenziali modelli innovativi come il “Fast Track” (percorsi veloci), la presa in carico rapida durante l’accettazione del paziente, specifici percorsi diagnostico-terapeutici “PDTA”.
Quanto ai tempi di questo riordino (per i tre ospedali destinati alla chiusura), visto che quello del Sud Barese dovrebbe sostituire il nosocomio di Fasano, vogliamo ricordare che gli ospedali si riconvertono in relazione all’entrata in funzione dei nuovi ospedali, quindi ci dovrebbe essere il tempo per una riconversione più ragionata e aderente alle reali e crescenti esigenze della popolazione, evitando inutili e dannose accelerazioni d’imperio.
Ma anche per gli altri ospedali (di Mesagne e di San Pietro Vernotico) non accettiamo la logica dei due tempi con ridimensionamenti immediati, rinviando a “progetti da redigere” il loro futuro. Noi chiediamo che la Regione ne discuta ora, in un confronto con il Sindacato confederale, di categoria e con le Istituzioni locali, per definire ed attuare progetti esigibili di riconversione capaci di ampliare e migliorare le possibilità di prevenzione, cura e riabilitazione dei cittadini sul proprio territorio, colmando semmai le attuali carenze di presidi poli specialistici, di strutture riabilitative e di terapie post-acuzie, nonché di servizi territoriali di pertinenza dei distretti socio-sanitari (non autosufficienza, disabilità, ecc.).
Insistiamo a far comprendere che lo standard posti letto/abitanti del brindisino non è il solo record negativo per questo territorio; infatti ci evidenziamo in Puglia per il più basso rapporto fra sanitari e pazienti, per i dati più alti di mobilità passiva della regione (i nostri pazienti si fanno curare fuori provincia o fuori regione) e se non bastasse abbiamo ricevuto minori deroghe per assunzioni rispetto alle altre provincie per il blocco del turn-over.
Insistiamo ancora a considerare i piani per razionalizzare la spesa per gli acquisti di beni e servizi, per la spesa farmaceutica, per le spese incontrollate per centinaia di milioni di euro sugli appalti delle ristrutturazioni e soprattutto delle nuove edificazioni, che forse non verranno neanche completate e/o mai utilizzate.
Si è provveduto ad accelerare progetti di chiusura e accorpamenti di reparti, anche se qualcuno ci fa credere che sono scelte temporanee, solo che tali scelte sul territorio brindisino non possono far altro che peggiorare quello che c’è già, ovvero: mobilità passiva, fenomeno delle extra-locazioni, ovvero pazienti dislocati in altri reparti rispetto a quello di appartenenza; qualità dei servizi e dell’assistenza; liste di attesa in ospedale e territorio, e standardizzare bene le dotazioni del personale.
Siamo convinti del principio secondo cui una sanità migliore, efficiente e efficace per il cittadino, non può passare dalle chiusure degli ospedali, anche perché considerando l’attuale periodo estivo, in questo territorio, il turismo riveste un ruolo strategico per l’economia reale e pertanto dovremmo poter dimostrare che quello “brindisino” è un turismo di altissimo livello e che è un turismo anche senza rischi sotto il profilo sanitario.
Secondo noi potrebbero esserci soluzioni alternative ragionevoli (colpevoli forse di essere troppo ambiziose e coraggiose) che meglio rispondono ai bisogni dei cittadini.
Vogliamo confrontarci in maniera costruttiva e se questo non ci verrà concesso non staremo fermi; coinvolgeremo sempre più il nostro livello sindacale regionale, cercheremo di fare, insieme con le altre Organizzazioni confederali, con gli stessi iscritti, con i cittadini, magari anche con quella politica che fino ad oggi non è stata particolarmente attenta al futuro sanitario della provincia brindisina, tutto quello che è necessario per pressare ulteriormente la Regione ad un confronto sui meriti, a tutto campo, per riuscire a far prevedere e programmare un efficace e adeguato riordino della sanità in questo territorio.
COMUNICATO STAMPA CISL – BRINDISI/TARANTO