L’Azione Cattolica e il Referendum costituzionale: l’importanza di generare processi (Corradino De Pascalis)
La riforma della Costituzione approvata dal Parlamento e il conseguente referendum con cui, in autunno, i cittadini italiani saranno chiamati a confermare o respingere i cambiamenti introdotti nella nostra Carta fondamentale rappresentano,
senza alcun dubbio, un passaggio molto importante per la vita democratica del nostro Paese.
Da decenni, ormai, in Italia si discute di riforme, ma i tanti tentativi fatti in passato non hanno avuto successo o, quando sono giunti in porto, si sono rivelati inadeguati a rendere più efficace il funzionamento delle istituzioni. Il nodo di una “ricalibratura” della Costituzione, dunque, è sul tavolo da molto tempo: si tratta di capire se le riforme proposte dalla maggioranza di governo contribuiranno a scioglierlo o se ingarbuglieranno ancor di più la matassa.
Tutti, come cittadini, dobbiamo avvertire la responsabilità di votare al referendum in maniera consapevole. La Costituzione è il terreno comune del nostro convivere: essa costituisce la regola del gioco, lo strumento per regolare la convivenza civile, il punto fermo in cui ciascuno si riconosce e si indentifica come cittadino italiano. Anche quando sembra ostico orientarsi in maniera chiara, univoca, priva di dubbi, non solo per l’oggettiva complessità e, per certi versi, la “tecnicalità” della materia, ma anche, o forse soprattutto, per la difficoltà a districarsi tra prese di posizione, polemiche, slogan che molto spesso non aiutano a capire, ma concorrono piuttosto a confondere le idee.
Proprio da questo punto di vista vale la pena sottolineare un primo profilo problematico della consultazione referendaria che abbiamo davanti. Sappiamo bene che ogni referendum è inevitabilmente destinato, per sua natura, a essere “politicizzato”, assumendo i contorni di un giudizio che non coinvolge solo la questione al centro della consultazione, ma, per forza di cose, si riverbera anche sulle forze politiche schierate per il sì o per il no e soprattutto, in questo caso, su coloro che della riforma si sono fatti promotori.
A mio parere risulta mortificante ridurre il senso di una riforma ampia e complessa, che va a incidere in maniera profonda sulle procedure e le garanzie che regolano la nostra democrazia, a un contenimento dei costi della politica, oppure, all’estremo opposto, attribuire alla riforma in discussione una pericolosità antidemocratica che vanno ben al di là dell’effettiva portata dei cambiamenti che verrebbero introdotti.
È questa la prima cosa che un’associazione come l’Azione Cattolica Italiana, erede della lezione umana, spirituale e culturale dei tanti padri costituenti che provenivano dalle sua fila, sente di dover ribadire con forza e chiarezza: occorre ricordare a noi stessi che non saremo chiamati a votare per o contro un partito e il suo leader, ma a esprimerci nel merito della proposta di riforma costituzionale, prendendola in considerazione nella sua complessità e muovendo dalla consapevolezza dell’intreccio tra aspetti positivi ed elementi problematici che la caratterizza. E occorre ricordare a noi stessi che per poter far ciò dovremo impegnarci per maturare un’opinione informata e formata, un giudizio critico. Rifuggendo strumentalizzazioni e semplificazioni.
La soluzione alla difficoltà che molti, per le ragioni accennate, possono legittimamente incontrare rispetto al tentativo di formarsi un’opinione criticamente orientata, infatti, non può essere quella di affidarsi a una risposta semplice e chiara ma preconfezionata, un sì o un no pronunciato da qualcun altro. Siamo tutti tenuti, invece, a compiere uno sforzo per cercare di conoscere e capire, soppesare e giudicare. Anche attraverso l’ascolto delle differenti tesi e il confronto con le diverse posizioni. Ciascuna delle quali può contenere un aspetto di verità, un elemento da tenere in considerazione, da valutare attentamente per formarsi un giudizio ponderato.
Perché anche di fronte a una proposta di modifica della Costituzione, come per tanti altri aspetti della vita politica e più in generale dei processi sociali, può risultare difficile o persino impossibile formarsi un giudizio totalmente negativo o totalmente positivo. È possibile che si renda necessario mettere a confronto argomenti favorevoli e contrari entrambi importanti, costruire una lista di pro e contro tale da non consentire semplificazioni e giudizi sommari. Ed è per questo che è bene non stancarsi di ascoltare, leggere, confrontarsi, discutere. Sapere che è importante stimolare e sostenere processi di crescita delle coscienze e delle intelligenze. Perché ciascuno possa essere aiutato a formarsi.
Il mio pensiero è che la riforma serva al Paese e non ad una determinata parte politica o peggio ad un singolo leader! Come AC diocesana nelle prossime settimane cercheremo di affrontare, anche sui nostri mezzi social, un percorso di sensibilizzazione e di informazione che mettendo a confronto le varie opinioni contribuisca a far crescere la coscienza individuale e collettiva dentro e fuori la nostra Associazione.
Il nostro essere cristiani e cittadini maturi e formati, deve indurci a sentire in maniera speciale l’esigenza non solo di partecipare, ma soprattutto di testimoniare, di aiutare gli altri a formarsi, di mettere in pratica, concretamente, la nostra scelta associativa, quell’essere sale della terra a cui spesso facciamo riferimento, ma che altrettanto spesso per pigrizia o quieto vivere preferiamo accantonare.
Corradino De Pascalis
Presidenza Azione Cattolica Diocesi di Oria