Uilp: non si riesce a trovare un'intesa con le Istituzioni
L’Italia ha un debito pubblico molto elevato, secondo le previsioni della Commissione, nel 2017 il deficit italiano è previsto al 2, 4% e il debito al 133, 1% del Pil.
Il debito, come si sa, può essere superato solo aumentando la crescita produttiva attraverso investimenti e occupazione. Le istituzioni devono fare la loro parte attraverso il dialogo, il confronto e la condivisione. All’indomani della Consulta sia nell’articolo 18 che esce di scena, sia nei due quesiti proposti dalla Cgil per l’abrogazione dei voucher e delle disposizioni che limitano la responsabilità solidale “piena” sugli appalti, il dibattito è diventato interessante anche se asfissiante. Secondo la Uil pensionati di Brindisi è preferibile avviare un nuovo modello culturale che faccia riferimento a un dialogo contributivo tra le parti sociali con il governo su un iter condivisibile che favorisca il lavoro e l’occupazione.
La questione è che non si riesce a trovare un’intesa con le Istituzioni e si scivola in temi diversi come quello del politichese senza puntare verso la soluzione delle criticità del lavoro se non in risposte rigide come quelle delle sentenze della Consulta, invece di preoccuparsi di consegnare ai giovani il lavoro e una previdenza certa ai futuri pensionati del domani. La verità è che esiste una realtà sociale dove la povertà “assume”un “tono minore” sia nella relativa sia in quella assoluta. Non è coesistente nelle Istituzioni, ma essa ha vita sia nei pensionati fragili sia nei giovani, che purtroppo si sostengono con i pochi risparmi dei genitori, senza avere la possibilità di formarsi una famiglia e di avere l’opportunità di fare qualche lavoretto, sicuramente occasionale e malpagato. La società, secondo la Uil pensionati territoriale, non è più propositiva. Gli orizzonti culturali graditi e ben definiti di un tempo, sono scivolati, sciaguratamente, sullo sfruttamento diventando per alcune categorie sociali purtroppo oppressivi e disumanizzanti. Il Lavoro e la Previdenza sono, per il Sindacato, le finalità.
Esse per la Uil pensionati di Brindisi, si possono raggiungere in nuovo modello di cambiamento culturale cominciando dal tema del lavoro come “crescita della produttività”. La tesi si consolida, ancora di più, in un momento storico come questo che ha l’esigenza di avere nuovi modelli di organizzazione globale del lavoro che superano le leggi dell’economia e avvantaggiano le nuove tecnologie a danno dell’occupazione e dell’esigenza di un welfare sostenibile. Il quesito sui voucher è interessante, ma serve nell’idea di “lavoro occasionale” senza un dialogo tra le parti? Le Linee guida, secondo il sindacato, sono nelle norme della Costituzione che ricordano il lavoro non solo come un “diritto”, ma anche come “intermediazione dei meccanismi” che regolano il processo d’incontro tra imprese e lavoratori. Il rapporto tra le parti,sia per il lavoratore sia per il datore di lavoro, è nell’avere per l’impresa le prestazioni, mentre per l’altro nel riconoscimento della fatica e delle prestazioni di un salario giusto e rispettoso della dignità della persona e della professione. La necessità è nel riuscire a pianificare il mercato del lavoro, specie nel nostro territorio, per renderlo“equilibrato, solido e veicolo di crescita economica ed occupazionale. L’apertura è in un riformismo che sia non solo di confronto, ma anche di dialogo partecipativo, contributivo e condivisibile. L’intermediazione con le parti sociali è necessaria perché può aiutare molto la messa appunto di questo riformismo. Imprese e sindacati, instaurando una partecipazione al dialogo potranno contribuire in modo concreto sui temi “pilastri” di crescita economica: competitività, rilancio per un nuovo modello di progetto di sviluppo aziendale e recupero della produttività d’impresa. La necessità è nel dare occupazione e non “bruciare” generazioni di giovani.
Per le otto Regioni del Sud il Decreto del Ministero del lavoro, che istituisce il ”Bonus assunzioni al Sud”, non è esaustivo ma potrebbe essere occasionalmente d’aiuto nel dare “un sollievo” ai giovani. Il “Bonus” prevede un incentivo per un anno ai datori di lavoro che operano in queste Regioni, (decontribuzione totale fino a 8.060 euro annui per ogni lavoratore assunto, a tempo indeterminato o in apprendistato). Si tratta di giovani tra i 15 e i 24 anni o lavoratori/lavoratrici over24 senza impiego regolarmente retribuito, da almeno sei mesi. Le assunzioni, per dare validità all’incentivo, devono essere fatte nel 2017, partendo dal 1gennaio fino al 31 dicembre. Il finanziamento totale di 530 milioni di euro si vale di fondi europei: 500 milioni per le regioni Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia e 30 milioni di euro per le Regioni Abruzzo, Molise e Sardegna.
Il finanziamento è un input alla produttività, la quale è non solo creazione dei posti di lavoro, ma anche benessere previdenziale della collettività.
Da quanto emerge dai dati Inps, contenuti nel Monitoraggio dei flussi di pensionamento, le nuove pensioni liquidate nel 2016 calano del 22,1% . Il calo, in modo più consistente, è nelle nuove pensioni di vecchiaia che calano del 30,2%. Le nuove pensioni che si attestano a 443.477, sono ben 126.000 in meno rispetto a quelle liquidate nel 2015.
Per la Uil pensionati di Brindisi il calo è da considerare come “la stretta sulla pretesa anagrafica” della riforma Fornero, dovuta all’aumento di 4 mesi dei requisiti di età come adeguamento all’incremento della speranza di vita. Il risultato è che “centoventiseimila persone” vanno in pensione più tardi e che prevedono di togliere un rosso all’Inps di oltre sei miliardi di euro nel 2017, incassando più contributi ed erogando meno assegni, ma che incrementano il disagio sociale, non creano posti di lavoro e diventano un “tappo” per i giovani alla ricerca di un impiego. C’è poco da meravigliarsi se il tasso di disoccupazione si avvicina alla soglia del 40% e se i dati Istat certificano che tra il 2015 e il 2016, lo stock complessivo di occupati è di 201mila persone. La verità certa è che di questi posti di lavoro, 126 mila sono occupati da anziani che vogliono lasciare il lavoro ai giovani, andare in pensione e aiutare le famiglie dei propri figli e nipoti.
Quanto al potere d’acquisto, secondo i dati forniti dall’Istat, le condizioni di vita dei pensionati confermano un assegno medio eccessivamente basso sui 987 euro, che non raggiunge una soglia di reddito sufficientemente adeguato per far fronte all’aumento del costo della vita e a garantirne una vita dignitosa.
Il dato è peggiore per i lavoratori parasubordinati che è stato di 192 euro (164 nel 2015). Cali anche per le pensioni di invalidità (-15,98%) e per quelle ai superstiti (-12,1%). Per le altre tipologie di pensione, l‘importo è di 643 euro medi per la vecchiaia, 1.929 per l’anticipata, 765 per l’invalidità e 657 per i nuovi assegni ai superstiti, per i coltivatori diretti è di 615 euro, per gli artigiani è di 956 euro mentre per i commercianti di 911 euro.
Il rischio di povertà, secondo la Uil pensionati di Brindisi, resta molto elevato e in particolare per le categorie più disagiate che vogliono ripristinare una condizione di vita maggiore più equa sia a livello economico che sociale.
La speranza è, secondo il sindacato dei pensionati, in un cambiamento che vanifichi la riforma Monti, costruita sulla rigidità e sull’austerità mettendo i conti della previdenza in sicurezza attraverso l’innalzamento dei requisiti minimi per andare in pensione, mentre la fiducia è in un governo che non mortifichi più i pensionati, introduca principi di flessibilità ai lavoratori penalizzati restituendo posti di lavoro e favorisca le imprese abbassando le tasse e avviando competitività creando lavoro, opportunità ed investimenti nella nuova società globale.
Il segretario territoriale
Tindaro Giunta