No al Carbone: il No al Tap è una battaglia per il futuro di tutti
Fino a quando avremo politici che non riescono a capire che il futuro è in un cambio di paradigma ci ritroveremo sempre amministratori che parlano di cambio di approdo.
Amministratori che non riescono a capire che la ragione primaria di un No al gasdotto è nella critica e nel rigetto di un vecchio modello industriale che ha totalmente fallito dal punto di vista economico ed occupazionale, un modello basato sui grandi impianti e sulle fonti fossili che ha creato gravi crisi dal punto di vista ambientale e sanitario, l’impoverimento culturale e l’aumento della criminalità.
Se solo il Presidente della Regione Michele Emiliano conoscesse un po’ meglio Brindisi e la sua storia capirebbe come tutto è stato già visto, tutto già successo. La centrale Enel di Brindisi per esempio è un caso emblematico. Una storia che inizia con un Piano Energetico Nazionale (figlio della crisi degli anni ’70) in cui si pensò di puntare sulla “autosufficienza energetica” e quindi la costruzione di grandi centrali. Esattamente quello che sta succedendo oggi con il progetto Tap e che va sotto il nome di “opera di interesse strategico”.
E’ il modello industriale che va ripensato e non il punto d’approdo!
E si resta basiti anche quando a scrivere tali folli affermazioni sia persino il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, secondo il quale non bisogna distruggere una spiaggia in voga ma piuttosto una già compromessa.
Ma davvero questo è il vostro modello di sviluppo?
E’ questo il futuro che avete in mente?
Caro Presidente, cari signori del Sì al gasdotto, essere brindisini ci ha insegnato anche un’altra cosa, e cioè che ogni qual volta un colosso industriale è arrivato sul nostro territorio la prima cosa che ha calpestato è stato il Diritto Ambientale. E attenzione che nel Diritto Ambientale quando si parla di ambiente non ci si riferisce soltanto all’aspetto ecologico, alla materialità delle risorse fisiche, l’acqua, l’aria, il suolo, ma a quel sistema di relazioni tra fattori economici, culturali, agricoli, antropici, paesaggistici.
Ognuno di questi fattori non deve annichilire l’altro, soprattutto il fattore economico perché è lesione dell’ambiente in senso giuridico qualsiasi decisione che prenda uno dei fattori in relazione, lo enfatizzi e lo renda prevalente rispetto agli altri. Vedi appunto il caso Brindisi dove il fattore profitto ha annichilito tutti gli altri. In nome del profitto abbiamo svenduto la terra, la salute e anche la coscienza.
Ma non finisce qui. C’è un articolo fondamentale che è l’articolo 3 quater in cui il nostro Codice dell’Ambiente ha dato una lettura precisa di come va applicato il principio dello sviluppo sostenibile.
E invitiamo il presidente Emiliano a darsi una rilettura.
-Anche l’attività della Pubblica Amministrazione DEVE essere finalizzata a consentire una migliore attuazione del principio dello sviluppo sostenibile, per cui nell’ambito della scelta comparativa d’interessi pubblici e privati, gli interessi della tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di priorità da considerazione-
E nel nostro codice dell’ambiente per patrimonio culturale non s’intendono solo i beni culturali classici ma anche il paesaggio. I beni paesaggistici, quelli che volete distruggere, sono patrimonio culturale.
In questi giorni nel Salento sta per realizzarsi un miracolo o forse due. Il primo è che si sta riuscendo a fermare un’opera che altrimenti avrebbe un grande impatto negativo sul territorio, il secondo miracolo è che questa volta (finalmente dopo tanto tempo) le comunità si stanno aggregando intorno ad una visione alternativa e sostenibile del territorio, della NOSTRA TERRA, e il Presidente Emiliano evidentemente non l’ha capito, o forse lo ha capito fin troppo bene visto il suo tentativo di spaccare il popolo, di spaccare la protesta.
Ecco perché noi da Brindisi sosteniamo la battaglia No Tap. Perché è una battaglia che riguarda il futuro di tutti.
Comunicato stampa No al carbone