Magno: “Il Consiglio sappia essere, unitariamente, protagonista del nostro futuro”

Nell’ascoltare e leggere interventi in merito al consiglio monotematico da tenersi il prossimo 17 marzo, mi rendo sempre più conto che la gran parte dei nostri rappresentanti in Consiglio comunale, non ha ben compreso l’importanza e la valenza economica ed ambientale, per il nostro territorio, di giungere alla sottoscrizione di documenti unitari. Solo i documenti unitari (leggo e condivido quelli proposti dalla minoranza) garantiscono la forte rappresentanza della volontà comune; chiudere il Consiglio comunale con chiarezza d’intenti, rappresenta un primo importante passo per uscire dallo stato di “resilienza” e quindi di resistenza alla crisi economica che tutti i comparti, se pur in termini differenti, subiscono.

 

Credo sia chiaro a tutti, compresi i più tenaci industrialisti, che questo territorio ha subito un “deficit ecologico” e quindi un eccesso di “risorse consumate” (suolo, sottosuolo, acque ed atmosfera) rispetto all’intrinseca “capacità di carico” che il “sistema” naturale è in grado automaticamente di procurare.

La “passività di risorse”, intese nel caso di Brindisi come abuso sulle matrici ambientali (inquinamento), rispetto alle capacità che il sistema ha di produrle, costituisce la “impronta ecologica” indotta dalle aziende sul territorio insediato; tale “impronta” indica, sostanzialmente, la capacità che possiede un ecosistema nel generare nuove risorse ed assorbire contaminazioni, inquinamento, rifiuti, ecc.

Non vi è dubbio che la “impronta ecologica” di tutto il comparto industriale di Brindisi è negativa e quindi negativa è stata l’azione delle grandi aziende sull’ecosistema; ciò non vuol significare che lo stesso ’“ecosistema” non sia in grado di ripristinare una condizione di “omeostasi”, di equilibrio del sistema ed, in termini consueti, di migliorare il rapporto con l’industria esistente.

Una cinquantennale politica errata, un surplus di dipendenza della politica dalla grande azienda ed il conseguente abuso fatto su questo territorio dalle stesse grandi aziende, hanno prodotto i “danni ambientali” riconosciuti da leggi e norme e la richiamata “impronta ecologica” negativa.

Il “sistema” territoriale, ecologico ed industriale, non è un sistema “chiuso” ma è in continua evoluzione dinamica che produce trasformazioni ed adattamenti che, nel nostro caso, hanno bisogno di essere riattivati e riequilibrati, con il concorso di tutti ed in particolare con la programmazione e la volontà politica, senza differenze di colori.

Per tale motivo è necessario che il Consiglio comunale abbia la coscienza di vivere un momento topico, non più traslabile nel tempo e capace di innescare “processi” in grado di ripristinare l’equilibrio del “sistema”.

E’ evidente che le bonifiche delle “matrici ambientali” assumono un ruolo fondamentale, così come, con estrema oggettività, deve riconoscersi, sinteticamente, che:

-          vi è una continua riduzione del consumo energetico ed in particolare di quello prodotto dal settore termoelettrico che, nella valutazione mensile di Terna, è comprensivo anche delle biomasse ad uso cogenerativo che, nello stesso settore, sono in forte incremento; vi è quindi una forte riduzione di energia prodotta da combustibili fossili ed in particolare dal carbone. Accanirsi, quindi, in dietrologie politiche sulla centrale di Cerano, perde di significato nel momento in cui la stessa diventa sempre meno competitiva sul mercato energetico.

-          Bisogna puntare a migliorare la “qualità” del carbone (in termini di riduzione dello zolfo, delle polveri incombustibili, del più alto potere calorico, ecc.), a ridurre le emissioni, ad aumentare il rendimento della CTE, ad aumentare i presidi ambientali, ecc.

-          Lo strumento di intervento politico e tecnico è fornito dalla normativa vigente che, nel qual caso è l’AIA; la recente apertura della procedura autorizzativa, deve allertare il Comune ad intervenire con la forza dovuta e nei tempi (stretti) consentiti, seguendo gli obiettivi richiamati.

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- La centrale di Brindisi Nord rappresenta uno degli esempi di abuso effettuato sul nostro territorio e che persiste attivando la deprecabile politica dei “salami slicing” (salami affettati) ovvero la valutazione a pezzi di uno stesso progetto, con continue richieste di integrazioni (vedi ora CSS) e modifiche ad assetti autorizzati, pur in forte contrasto con norme regionali (Piano Regionale dei Rifiuti). Oggi questa politica e questo abuso non può essere più accettato e tollerato. E’ possibile ripartire creando le condizioni di ripristino dei processi di quello equilibrio dinamico al quale si faceva riferimento e nel quale ha notevole valenza l’occupazione, nuova e di ritorno.

Lo strumento sul quale fare affidamento è la leva dell’innovazione, della produttività compatibile, del progresso tecnologico, dell’uso efficiente delle risorse, della gestione efficace delle “catene di valore” (infrastrutture, management, ecc).

A tutto ciò soccorre la politica comunitaria che proietta l’innovazione ed il progresso tecnologico quale fonte principale di competitività per l’industria, stimolando gli investimenti nell’innovazione e nella ricerca con ben 80 Miliardi di euro (Programma Orizzonte 2020); inoltre, l’adozione del nuovo quadro finanziario  2014-2020 pone a disposizione per gli Stati membri, fondi strutturali e di investimento europei (fondi ESI) per altri 100 miliardi di euro da dedicare agli investimenti innovativi. 

Un elemento essenziale nel nuovo “programma quadroconsiste nell’unione delle forze con il settore privato, attraverso partenariati pubblico-privati in particolari settori innovativi (termodinamico, cogenerazione, rifiuti zero, ecc.) al fine di stimolare ulteriori investimenti privati.

E’ questa la strada che Brindisi deve necessariamente intraprendere attivando una program-mazione politica, nella zona industriale, incisiva ed in grado di cogliere le opportunità offerte.

In questa logica i documenti che usciranno dal Consiglio comunale, ove unitari e quindi oltre gli schemi ed i colori politici, potranno costituire la base essenziale di una programmazione che veda il Comune unito in un protagonismo di crescita economica, di miglioramento dell’assetto industriale e di miglioramento e riduzione di quella “impronta ecologica negativa” che tanto ci penalizza ed intacca la nostra salute.  

prof. dott. Francesco Magno

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