Liberata a Torre Guaceto la “cyborg-tartaruga” per la tutela della specie
Nella giornata celebrativa della certificazione di Area Specialmente Protetta di Importanza Mediterranea,
il Consorzio di Torre Guaceto ha rimesso in libertà una tartaruga speciale. La “cyborg” Caretta caretta grazie alla quale sarà possibile scoprire le abitudini della specie per tutelarla al meglio.
Ricerca scientifica e sensibilizzazione. Questi i mantra che hanno guidato la mattinata organizzata per far conoscere le caratteristiche che hanno fatto di Torre Guaceto una Aspim, una delle 39 aree protette del Mediterraneo gestite con più efficacia.
Al fianco del Consorzio di Gestione della riserva, gli studenti del liceo Socrate di Bari e quelli dei plessi Carducci e Borsellino di Mesagne che, dopo essere stati guidati in un percorso di conoscenza dell’area protetta, sono approdati in spiaggia per il grande evento.
Come frequentemente accade, l’ente ha rimesso in libertà una delle tartarughe marine soccorse in difficoltà e curate presso il centro recupero dell’area protetta, un’occasione speciale ed emozionante di per sé, resa ancor più unica da una circostanza che nessuno degli ospiti presenti si aspettava.
Prima di ridare al mare la tartaruga Diana, come ribattezzata dagli studenti in onore della protettrice della fauna selvatica, il personale del Consorzio l’ha munita di un trasmettitore satellitare grazie al quale, a partire dalla giornata di oggi, sarà possibile monitorare il suo comportamento in mare, al fine di comprenderne meglio le abitudini e, quindi, aumentare il livello internazionale di tutela della specie.
L’ente ha deciso che fosse Diana ad aiutare i ricercatori del progetto “My sea”, che vede il coinvolgimento della Fondazione Centro euro-Mediterranea sui Cambiamenti Climatici, che analizza l’attività delle tartarughe, quindi posizione e tempi di immersione, correlandoli ai dati meteomarini e i modelli climatici sviluppati dal CMCC, per studiare l’etologia di questa specie.
La Caretta caretta, scelta per le sue grandi dimensioni e nell’ottica del massimo rispetto del benessere animale, prerogativa del Consorzio di Gestione della riserva, era stata recuperata lo scorso febbraio nelle acque della seconda Aspim di Puglia, Porto Cesareo, e condotta al centro di Torre Guaceto dai colleghi dell’AMP leccese, come da convezione. Diana era in pessime condizioni e presentava problematiche polmonari dovute alla costrizione in acqua causata dalla cattura operata da una rete da pesca abbandonata in mare, una delle tante “reti fantasma” che ogni anno decimano la specie. Ma mesi di cure e attenzioni a Torre Guaceto le hanno restituito la splendida forma che nelle ultime ore l’ha portata a farsi paladina della sua specie per alcuni mesi.
Dalla tarda giornata di oggi, tutti potranno monitorare la vita di Diana collegandosi al sito Mysea.it e così, mentre i partner coinvolti nell’omonimo progetto finanziato dalla Regione Puglia, tra i quali il Consorzio di Torre Guaceto, si impegneranno affinché le tartarughe marine siano sempre più protette, ciascun cittadino potrà contribuire alla causa adottando uno stile di vita più sostenibile.
Questa la narrazione che ha accompagnato la liberazione della tartaruga operata dal Consorzio insieme ai rappresentanti della capitaneria di porto di Brindisi e i ragazzi delle scuole. Torre Guaceto fa la sua parte, ma tutti possono e devono proteggere il mare e gli animali riducendo i propri consumi e combattendo la dispersione di oggetti di uso quotidiano che inquinano.
“Un altro obbiettivo raggiunto, un altro percorso di ricerca e sensibilizzazione che ci vede coinvolti – ha commentato il presidente del Consorzio, Rocky Malatesta -, puntiamo tanto sulla formazione delle nuove generazioni e la collaborazione con le Istituzioni locali e l’evento di ieri ne è la dimostrazione più bella e lampante. Occorre continuare su questa strada se vogliamo poter ammirare questi meravigliosi animali marini anche in futuro, dobbiamo proteggerli dai nostri comportamenti scorretti e trasmettere questi principi etici e culturali ai nostri ragazzi”.
Il video di Francesco Iurlaro https://youtu.be/6gOQAKgKFY4