Bonifiche: Legambiente scrive alla Regione Puglia ed al Comune di Brindisi.
“Richiesta di modifica della Tabella 4 –punto 1 della D.G. R. n. 449 del 06/04/16
(BURP n. 46 del 26/04/16 finalizzata alla realizzazione della “bonifica” di 733 ettari di terreni inseriti nella zona industriale del SIN di Brindisi”.
La Regione Puglia, con D.G.R n. 449 del 06/04/16 (BURP n. 46 del 26/04/16) relativa al “Protocollo d’Intesa del 18/12/2007 per gli interventi di bonifica del SIN di Brindisi. FSC 2014-2020. Approvazione Bozza di Programma. Disposizioni varie”, approvava la “bozza” dell’Accordo di Programma Quadro (APQ) a suo tempo elaborato fra l’Agenzia per la Coesione Territoriale, il Ministero dell’Ambiente, la Regione Puglia ed il Comune di Brindisi.
Nel corpo della richiamata delibera regionale è riportata la Tabella n. 2 che evidenzia la programmazione relativa all’utilizzo dei 25 Milioni di euro rivenienti dalla Delibera CIPE n. 66 del 06/08/2015 che, a valere sul Fondo di Sviluppo e Coesione (FSC) 2014-2020, sono destinati alla “bonifica” dell’area SIN di Brindisi e con titolarità allo stesso Comune.
In particolare, nella Tabella n. 2, si rileva la ripartizione dei 25 Me in 4 progetti così proposti:
La medesima tabella è riportata come “Tabella n. 4” nell’Accordo di Programma Quadro.
E’ necessario riportare che la distribuzione dei fondi nei 4 progetti in tabella non ha affatto seguito la procedura dell’auspicata “democrazia partecipativa”, venendo meno ad un principio di “screening popolare” che, ove la proposta fosse stata resa pubblica, avrebbe sicuramente indotto alla produzione di osservazioni e proposte che avrebbero potuto meglio indirizzare l’utilizzo dei fondi stanziati.
L’elaborazione della Tabella è avvenuta a seguito di “accordi” fra la precedente giunta comunale ed il Consorzio ASI che ha materialmente elaborato un documento relativo a: descrizione analitica degli interventi, cronoprogramma di attuazione e cronoprogramma di spesa; tale documento si allega alla presente nota.
Sostanzialmente la Giunta Comunale ha demandato al Consorsio ASI, ente fornitore di servizi, la gestione di finanziamenti CIPE e la programmazione nell’area industriale, rinunciando ad esercitare poteri e compiti del Comune.
A sostegno di queste considerazioni ci sono anche errori ed inadempienze compiute dallo stesso Consorzio nelle caratterizzazione chimica degli impianti di compostaggio e di CDR, hanno portato alle gravi condizioni di gestione del ciclo dei rifiuti e di tassazione per la popolazione amministrata. (vedi la caratterizzazione degli impianti solo parziale, escludendo i primi 60 cm. di suolo e quindi impedendo la realizzazione delle opere di revamping).
Oltre a ciò, sussistono forti contrasti fra la politica del Consorzio ASI ed il Comune e relative alla: riattivazione della piattaforma ex Termomeccanica, duplicazione della discarica per rifiuti pericolosi, gestione dei servizi con incremento dei costi per le aziende insediate, ecc.
Così come riportato al punto “1” della Tabella il Consorzio ASI ha caratterizzato, con fondi pubblici, ben 678 ettari di zona industriale (escludendo il Cillarese) di cui, come riportato dallo stesso Consorzio ASI, ben 583 ettari di proprietà privata e definiti come di “pubblico interesse” e solo 95 ettari di “proprietà pubblica”.
Prescinde da questa nota il voler entrare nel merito delle scelte d’utilizzo di fondi pubblici per caratterizzare terreni di proprietà privata, resta il fatto che sarebbe bene che si conoscesse di chi è il “pubblico interesse” del Consorzio ASI e/o del Comune, vero titolare della programmazione politica dell’intero territorio comunale.
Ma venendo all’oggetto della proposta, i 678 ettari di terreno caratterizzati chimicamente hanno rilevato la presenza di soli 91 “punti di indagine” su suolo e sottosuolo della Z.I. e la presenza di analiti che mostrano il superamento delle “Concentrazioni Soglia di Contaminazione” (CSC), ai sensi del D.Lgs 152/06 e successive modifiche ed integrazioni.
Ed allora, sinteticamente:
constatata l’esigenza (più volte espressa dall’Associazione degli Industriali, dai sindacati per gli aspetti occupazionali, dalle stesse Associazioni ambientaliste ove non è possibile l’utilizzo di “browfilds”) di avere a disposizione terreni nella Z.I., liberi da vincoli di bonifica, in grado di sviluppare progetti di “green economy”;
accertato che il percorso normativo successivo all’individuazione delle concen-trazioni dei contaminanti che superano le CSC , come riportato dall’art. 242, comma 5, del D.Lgs 152/06 e s.m.i. è relativo alla procedura di attivazione delle “Analisi di Rischio” sito specifiche, non indispensabili ai fini della bonifica di aere potenzialmente contaminate dal superamento delle “concentrazione soglia” (CSC);
verificato che le analisi di rischio comportano la realizzazione di perforazioni, analisi chimiche, modellazioni-relazioni, riunioni tecniche, confe-renze di servizio, con conseguente impegno temporale di due anni ed ulteriore ritardo per le boniciche che tutta la procedura relativa alle “Analisi di Rischio” comporterà almeno due anni di tempo nel quale non poter effettuare alcunché nei 678 ettari; ( ove anche la procedura di “Analisi di Rischio” fosse effettuata in tempi stretti le “Concentrazioni Soglia di Rischio” (CSR) rivenienti dalla modellazione, escluderebbero dalla “bonifica” solo pochi dei 91 punti potenzial-mente contaminati, ai quali applicare le varie “prescrizioni”;
constatato che le “bonifiche” della zona SIN sono ad oggi solo relative alle “acque di falda” effettuate (parzialmente) dalle aziende insediate nel petrolchimico e che è prevista la “bonifica” solo dell’area “Micorosa”;
che la tanto auspicata riduzione della “perimetrazione” potrà ottenersi solo ed esclusivamente dopo la “bonifica” dei terreni contaminati;
con la presente si propone
di non effettuare le “Analisi di Rischio” sui 91 punti potenzialmente contaminati, come riportato al punto “1” della Tabella 2 della D.G.R. n. 449 del 06/04/2016 e della Tabella 4 della “bozza” di Accordo di Programma Quadro, allegato alla Delibera Regionale;
di effettuare direttamente la “bonifica” dei punti potenzialmente contaminati, procedendo alla rimozione, asportazione e conferimento a discarica della porzione contaminata ed utilizzando terreno non contaminato, sterile per la sistemazione finale dell’area. La richiamata procedura permetterà alla Provincia di emettere il certificato di “avvenuta bonifica” e di restituire i terreni all’uso legittimo;
di utilizzare per la “bonifica” i fondi previsti al richiamato punto “1” della Tabella 2 della Delibera Regionale, con eventuali altre risorse rivenienti dalle disponibilità comunali e/o regionali.
La proposta ha l’obiettivo, auspicato dalla C.E., dalle norme nazionali e dalla stessa R.P., di snellire le procedure amministrative e tecniche finalizzate allo sviluppo sostenibile.
Al Commissario Dott. Castelli, sensibile alla tutela ambientale e della salute pubblica, si chiede, ove accertata la fattibilità della proposta, di approvare l’Accordo di Programma Quadro (APQ) con la richiamata sola modifica alla Tabella 4 – punto 1.
Legambiente Brindisi resta a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti che potranno essere forniti dall’Estensore Tecnico del documento Prof. Francesco Magno
Il Coordinamento di Legambiente
Nicola Anelli, Doretto Marinazzo, Fabio Mitrotti