Magno (Legambiente): "basta con le mistificazioni"
Basta con le mistificazioni. Nell’ultima settimana non sono mancati gli spunti d’interesse e di contrapposizione concettuale quali: il consiglio monotematico con il documento di Confindustria, i fondi relativi alla bonifica e per ultimo, ma non per valenza, il dossier di Legambiente sul SIN di Brindisi sui quali è necessario fare alcune riflessioni, partendo dal primo e riproponendoci sugli altri, ulteriori interventi.
La cronaca ci riporta al recente 27/01/2014 quando, nel Tribunale di Rovigo, il PM del processo contro dirigenti e funzionari della centrale di Porto Tolle di Enel Produzione, ha depositato la richiesta di pena per dieci funzionari accusati di disastro ambientale per l’omessa installazione di apparecchi al fine di prevenire il deterioramento dell’ambiente circostante e l’aumento delle malattie respiratorie nei bambini, evidenziato anche dall’Istituto tumori Veneto, con pene dai sette anni di reclusione ed interdizione perpetua dai pubblici uffici, ai due anni e sei mesi.
Stiamo parlando di una centrale termoelettrica del tutto simile a quella di Cerano, nella quale, ancor prima di Brindisi, è stato portato in combustione l’orimulsion e che recentemente ha visto anche la co-combustione di carbone e CDR (attuale CSS). Ciò per evidenziare, retoricamente, che le emissioni degli impianti produttivi (in genere) non sanificano l’ambiente e che bisogna accettarle e conviverci, lottando sempre e, sempre di più, perché siano abbattute con le “migliori tecniche disponibili” e controllate dagli Enti competenti.
La critica al Presidente Marinò, al quale riconosco il dono dell’informazione, della lettura e dello studio, fatto abbastanza raro in questa città di parolai che vivono di idee riflesse e carpite, sta nella strana irrazionalità (per lui) di contestare i dati degli studi sulla sanità che, a differenza di quanto afferma, sono validati dal numero dei “morti”. I decessi non possono essere solo statistiche, ma necessitano di motivazioni e della ricerca della genesi induttiva, per la quale non sono affatto da escludere le richiamate “emissioni industriali”; né, come si afferma, si può fare esplicito riferimento ai controlli della ASL, sulla verifica dell’applicazione delle migliori tecniche disponibili, visti i riscontri giudiziari degli ultimi mesi. A tal proposito e senza entrare molto nel merito del documento di Confindustria, per il quale vi è invito ad organizzare apposito convegno, fa specie quanto riportato in merito alla qualità dell’aria del comune di Torchiarolo, il cui “acuto stato di contaminazione da PM10”, come definito dal Piano di Risanamento realizzato da ARPA Puglia per la Regione, viene preso da Confindustria per “oro colato”; certo, nel qual caso, che conviene a Confindustria, in quanto lo stesso Piano attribuisce lo sforamento della concentrazione, per ben il 92%, alla combustione delle biomasse fresche, destinando il restante 8% alle emissioni industriali, a quelle del traffico, delle attività agricoli, ecc. Sembra un paradosso! Non dare credito a dati scientifici e statistici validati dalla “morte” dei pazienti ammalati di patologie attinenti l’inquinamento e prendere, invece, per inconfuta-bili i dati della Regione Puglia sulla “biomass burning” del Comune di Torchiarolo. Legambiente e lo stesso Comune di Torchiarolo hanno partecipato con proprie “osservazioni” alla richiesta di assoggettabilità alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Piano evidenziando tutta una serie di incompletezze di dati che, si ritiene, non possono “validare” il Piano stesso e che necessitano invece di una procedura di VAS, oltre che della “Valutazione di Incidenza Sanitaria” (VIS) di cui alla legge regionale apposita; appare strano che pur attribuendo al solo centro abitato di Torchiarolo e neppure alle marine, l’inquinamento da PM10, questo non sia considerato come “sito specifico”, come riportato nella legge.
Si è rilevato nelle “osservazioni” prodotte rispetto al Piano regionale di disinquinamento della matrice ambientale “atmosfera” di Torchiarolo che, sinteticamente: Manca un confronto fra la composizione mineralogica dei carboni portati in combustione nella centrale Enel Produzione di Cerano e la composizione delle polveri sottili PM10 registrate nelle centraline di rilevamento della qualità dell’aria, vanificando con ciò un oggettivo riscontro di comparazione, ritenuto utile, necessario e basilare per l’individuazione della fonte di inquinamento; In maniera dirimente e, quindi risolutiva, si richiedeva la ricerca degli “isotopi” del carbonio che definiscono l’origine del carbonio presente nelle PM10 eliminando ogni ragionevole dubbio che questo sia generato da “combustione di biomassa” e/o da “combustione di carbone fossile”; infatti, nel particolato assunto dalle centraline non vi è riscontro sugli isotopi del carbonio ed in particolare sul 14C, isotopo decadente in 5700 anni e che può essere prodotto anche dalla combustione della biomassa e l’isotopo 12C che, in quanto stabile, è contenuto solo nel carbone, quale combustibile fossile e quindi con milioni di anni di formazione. non vi è alcun approfondimento in merito alla provenienza certa dalle sole abitazioni di Torchiarolo del “levoglucosano” (IPA), come indicatore (marker) della combustione della biomassa legnosa fresca, in virtù della “vita media” del composto, pari a circa 10 giorni ed alla possibilità che questo possa provenire anche dai territori limitrofi. La VAS è lo strumento normativo e scientifico che finalizza tali riconoscimenti, come anche proposto per Torchiarolo dal Ministero dell’Ambiente. mancano raffronti fra i periodi di maggiore produzione di energia dalle centrali termoelettriche alimentate a carbone ed il superamento delle concentrazioni di PM10.
Vi è un solo rapporto, limitato al 2012, fra gli “eventi transitori” (accensione e riaccensione gruppi) della CTE di ENEL–Cerano e le concentrazioni di particolato registrate; tale aspetto necessita di molti e molti approfondimenti, anche in virtù delle possibili emissioni delle c.d. “piogge acide” e del certo superamento dei limiti di concentrazioni degli inquinanti, per tali eventi.
Non vi è alcun riferimento al superamento, per ben 9 volte, delle concentrazioni di PM10 nella centralina di Lendinuso (marina di Torchiarolo) nel periodo estivo, fra maggio e settembre e che non può essere attribuito alla combustione delle biomasse fresche. Si fa solo cenno, senza fornire dati certi, sui fenomeni di “fumigazione” per le marine. Ecc. In definitiva, come del resto è facile verificare dallo stesso Piano Regionale con l’ausilio di banali ed elementari calcoli, un approfondito studio del Comune di Torchiarolo ha rilevato che il contributo della combustione delle biomasse fresche è, come da tabella presentata da ARPA, solo del 7,75% e non del 92% come invece attribuito. Quindi, basta con le mistificazioni, pretendiamo che vi sia chiarezza sui dati e che si abbia maggiore rispetto delle capacità cognitive dei Cittadini. Infine, proprio per collegare l’inquinamento da polveri sottili alla situazione sanitaria, si forniscono due indicazioni recenti: Il 18 ottobre scorso l’Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) ha ribadito che: l’inquinamento dell’aria è cancerogeno. (IARC Scientific Publication No. 161 Air Pollution and Cancer Editors: Kurt Straif, Aaron Cohen, and Jonathan Samet - eISBN 978-92-832-2161-6- ISSN 0300-5085); in conseguenza di quanto sopra, l’agenzia sul cancro dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), ha annunciato la decisione di inserire gli inquinanti dell’atmosfera – il particolato su tutti – nel gruppo numero 1, quello dei “sicuri cancerogeni”, insieme a sostanze come alcol e benzene.
La notizia è particolarmente preoccupante per gli abitanti di Torchiarolo che subiscono un inquinamento da “particelle sottili-particolato” fin dal 2005, anno in cui è iniziato il monitoraggio nell’area urbana e che, anche per l’anno appena trascorso, ha visto ben 59 superamenti dei limiti di concentrazione delle PM10, rispetto ad un massimo previsto dalla norma, pari a 35 volte.
Con l’onestà intellettuale che si riconosce al Presidente della Confindustria, lo stesso dica sinceramente ove fosse cittadino di Torchiarolo e trovandosi a sette chilometri dalla centrale di Cerano, rinuncerebbe alla “costata” cotta al camino o si dannerebbe per la ricerca della “verità” in merito al particolato sottile che può incidere sulla salute dei Cittadini ? Quindi facciamo industria, facciamola compatibile con l’ambiente e la salute; noi di Legambiente siamo attenti non solo sulle denunce ma anche sulle proposte quali: APEA (Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata), Distretto tecnologico dell’energia alternativa per Brindisi Nord, chiusura a freddo del “ciclo dei rifiuti”, dossier sulle bonifiche, ecc. A queste proposte nessuno ha mai dato risposte, preferendo restare trincerati sulle proprie valutazioni, rinunciando ai confronti e/o ancor più (non è il caso di Confindustria) portando le “claque” in consiglio comunale, a difesa della situazione esistente, per condizionare l’attribuzione di “posti al sole”.
COMUNICATO STAMPA PROF. FRANCESCO MAGNO (DIRETTIVO LEGAMBIENTE BRINDISI)