Dubbi e perplessità sulla destituzione di Marcucci in Confindustria Brindisi.
La notizia della destituzione del presidente di Confindustria di Brindisi, il dott. Patrick Marcucci, non solo desta
di per se stessa un alone oscuro sull'associazione, ma procura altresì reali dubbi sulla legittimità ed i motivi sottostanti. Eppure, l'associazione, che ha funzioni istituzionali di assistenza e rappresentanza dei propri soci, dovrebbe tenere fede ai principi etici ed ai valori associativi, tanto da non manifestare pubblicamente una destituzione senza adeguatamente motivarne le circostanze. Ma tant'è.
Una persona che si è fatta conoscere sotto il profilo professionale ed umano nei 14 mesi in cui ha fornito il proprio apporto ai soci come presidente, viene destituita in un lampo senza che vi fossero state precedenti avvisaglie, non già dai propri soci o dall'assemblea, ma da un organo di controllo: i probiviri. Soltanto 3 persone riunite in collegio, avrebbero così destituito il dott. Marcucci eletto invece dall'assemblea dei soci.
Già questa circostanza, appare fumosa nell'alveo delle regole associative che dovrebbero avere spirito associazionistico-assistenziale, ma se a queste si aggiungono le notizie dei fatti avvenuti poco prima, in uno con il periodo in cui si sono verificati, sorgono legittime le domande nel tentativo di ricostruzione temporale degli avvenimenti. Siamo nel periodo della pandemia da Coronavirus, e molto probabilmente, come dettato dalle leggi nazionali, anche Confindustria avrà adottato i protocolli di lavoro da casa o di cassa integrazione.
Questo il quadro iniziale di tutte le associazioni che devono assumere decisioni drastiche ed al contempo aiutare i propri dipendenti e collaboratori. A questo punto, come altre associazioni (mi pregio di far parte di una di queste) la prima cosa che viene fatta, è quella di garantire la solvibilità dell'associazione per sostenere le persone a rischio, cercando di risparmiare laddove possibile e non necessario alla vita dell'associazione.
Da un quotidiano locale (7 maggio), si apprende infatti che il presidente, prima della destituzione, aveva posto al consiglio generale una serie di questioni aventi origine in tal senso, chiedendone la riunione. Ma prima che l'organo deliberante potesse analizzare gli argomenti posti all'ordine del giorno, i probiviri lo hanno fermato. Il primo pensiero va sicuramente alla esperienza personale vissuta allorché anche nella nostra associazione abbiamo fatto la stessa cosa: poteva fermare anche noi il collegio dei probiviri?
La domanda, sorta spontaneamente, ha naturalmente esito negativo per quel che riguarda la nostra associazione, ma per Confindustria vi è invece una anomala clausola di chiusura che consente a queste tre persone di decidere “la decadenza dalle cariche associative per motivi tali da rendere impossibile la prosecuzione dell’incarico”. Ma quali mai saranno state le condizioni oggettive affinché il presidente non potesse continuare la sua funzione?
E vengono in mente alcuni scenari conosciuti che però sono troppo contraddittori con quanto avvenuto a Brindisi. Confindustria Lombarda, per esempio, ha un presidente indagato per finanziamento illecito, così come anche Bari (bancarotta fraudolenta), ma evidentemente i probiviri di quelle associazioni, nonostante addirittura la presenza di un'azione giudiziaria penale (e non di sentenza), pare non abbiano avuto il potere di destituirli. Invece a Brindisi il potere è ben celato e pronto a destituire un uomo che di certo non ha commesso (neanche virtualmente) alcun reato. E tra l'altro, di chi è stato l'impulso dell'esercizio dell'azione dei probiviri?
Adesso, se da un lato non si può certo credere che sussistano davvero “motivi di impossibilità di prosecuzione”, dall'altro è evidente che Marcucci deve aver cagionato il suo stesso spossessamento dalla carica, per motivi assai diversi. A giudizio di un lettore attento, fatte combaciare le circostanze di tempo e di luogo in cui si sono cristallizzate, e tenendo da conto l'anomalo ed improvviso esercizio del potere dei probiviri, viene da concludere il ragionamento con l'oggetto del vero contendere all'interno della Associazione di Confindustria, e cioè l'ordine del giorno che doveva discutersi.
La sensazione, dunque, è quella che si è voluto opporre in modo drastico e con la massima sanzione possibile al presidente Marcucci, una sorta di veto agli scottanti argomenti che aveva posto all'attenzione del consiglio, perché appare davvero difficile pensare che un organo dell'associazione prima di prendere una così grave decisione, non abbia informato il suo presidente ovvero “indirizzato e sollecitato” (come da statuto) ove mai avesse avuto delle situazioni di criticità.
E se i motivi posti a fondamento della destituzione da parte dei probiviri fossero un mero flatus vocis, ovvero, come direbbe mio figlio 16enne, delle cavolate? Beh, l'attento lettore, alla luce dell'ordine del giorno che si doveva discutere e dei motivi fondanti il provvedimento dei probiviri, avrebbe sicuramente la risposta.
Intanto, vista l'assenza di informazione da Confindustria, restiamo tutti attoniti dall'evento, con la consapevolezza di immaginare soltanto ciò che può essere accaduto, ma con la certezza però, di aver perso una eccellente persona che poteva dare (e stava dando) tanto, sia ai suoi soci, che a tutti i cittadini di Brindisi.
Fabio Leoci - avvocato