Salento Fun Park: l'opinione di Rubino.
Negli ultimi giorni ho avuto modo di leggere alcuni dei commenti sulla decisione della Giunta e del consiglio comunale
che modificano la tipologia di somministrazioni di bevande possibili nel Salento Fun Park.
Sono contento che si sia creato un po’ di dibattito su una vicenda singolare poiché, per quanto questo stranisca sempre la corte del re di turno, il confronto rappresenta il sale della democrazia.
Non starò a dire di cose già dibattute in modo più che chiaro dall’avvocato Marchionna che ha chiarito i contorni della vicenda e che, meglio di me, conosce le leggi e la macchina amministrativa.
Tuttavia non posso astenermi dal prendere parte a questo dibattito.
L’obbligo morale deriva dal fatto che per anni sono stato socio del SFP, che è stato creato dai miei amici, ragazzi e ragazze con cui sono cresciuto.
La nostra adolescenza (dopo gli anni di buon governo che hanno segnato la nostra infanzia) è stata in una città che nulla offriva ai giovani, Un paese da cui per anni l’unica alternativa è stata scappare.
Il SFP, figlio dei bollenti spiriti, ha contribuito e contribuisce a fare cultura, non solo a Mesagne ma in regione, nel mezzogiorno ed in Italia. il SFP è stato esempio di proattività ed impegno giovanile, quel centro non ha avuto mai né padrini ne’ padroni e forse è anche per questo che da così fastidio.
Si parla molto in questi giorni di che modello di società e di sviluppo si vuole creare per il nostro paese.
L’assessore Scalera spiega che bisogna creare percorsi virtuosi, immagino che questo non si debba limitare ad un paio di laboratori urbani che hanno avuto il merito di creare da soli qualcosa, resistendo all’inettitudine di classi dirigenti che sono state negli ultimi vent’anni incapaci di disegnare un futuro all’altezza delle giovani generazioni.
Quali sono questi percorsi che ha in mente per ridurre la piaga sociale dell’abuso di alcol?
Si pensa di anticipare la chiusura dei locali, di rivedere il numero di licenze? Esattamente cosa ha in mente l’amministrazione?
Se così non fosse qualcuno potrebbe spiegarmi perché deve essere l’amministrazione a decidere che io possa bere alcolici in piena notte nel centro storico, o in qualunque circolo o al Parco ma non possa bere uno spritz al salento fun park?
Qualcuno crede che il mio gesto di bere una birretta al Fun Park sia davvero più diseducativo per un adolescente di tutta la pubblicità che manda ininterrottamente la TV?
Quanto alla tristezza del SFP che ha bisogno della somministrazione di bevande alcoliche per sopravvivere mi piacerebbe sapere dagli amministratori se fossero tristi anche le loro feste dell’unità, se fossero tristi i concerti e le iniziative organizzata da loro e dai loro amici quando erano loro i 20enni attivi sul territorio. Sono stato presidente di un circolo ARCI e so perfettamente quanto sia vitale la gestione della somministrazione di bevande per l’autofinanziamento che è garanzia di autonomia politica.
Don Pietro ha denunciato ancora una volta il dramma della ludopatia. Il dibattito su questo non si accende però.
Per gioco a Mesagne si spendono una ventina di Milioni di euro all’anno, nonostante le pressioni di molti, non ho ancora visto la delibera comunale che vieti o limiti l’uso delle slot machine. Me la sono persa io?
Mi chiedo se questa sia una scelta troppo impopolare da prendere o se sia più semplice troppo difficile dare regole a chi controlla il Gioco d’azzardo.
Io faccio parte degli invisibili, quel “poco più” di 3500 mesagnesi iscritti al registro degli italiani residenti all’estero (evito di ricordare quanti sono quelli in giro per l’Italia) di cui a nessuno importa granché.
Ogni giorno, ogni mese parte qualcuno in più. Questo è il vero problema che ha Mesagne assieme alla disoccupazione.
Ma rimane il vero tema ignorato. Si preferiscono le lotte intestine, i giochi di palazzo e la politica del favore.
Per fare le rivoluzioni soprattutto quelle economiche servono idee forti e una chiara visione dello sviluppo e del futuro che si desidera.
Chi crede che si ricorra ad alcol, droghe e gioco solo perché questi sono accessibili facilmente ha una idea distorta della realtà e non ha studiato la storia.
Sono sicuro che tutti nell’amministrazione sanno che c’è dolore, rabbia e solitudine dietro le dipendenze. C’è la mancanza di un sogno e di un progetto comune. Ci sono storie di famiglie spezzate, radici strappate e desiderio di un cambiamento che non arriva mai perché in pochi lo sanno raccontare, disegnare, fare vivere.
Questa amministrazione è popolare, proprio per questo avrebbe il dovere di aggredire i problemi veri, che sono disoccupazione, riconversione agricola (visto che gli ulivi stanno morendo) sviluppo economico di un territorio al palo da decenni.
Le soluzioni esistono, chi è oggi al potere lo è stato, a vario titolo, da quando ero un adolescente, poco ha ottenuto finora se non per se stesso.
I problemi non si risolvono con la finta concordia ed il silenzio assenso. Le soluzioni nascono dal confronto vero e dal rispetto di chi si ritiene un avversario.
In dialetto potrei dire “qua niscinu è fessa”, l’amministrazione governi ed accetti le critiche.
Non provi a fare dispetti a chi non si abbassa il cappello e chi non desidera accettare la questua del Sindaco o del dirigente di turno.
Ai circoli, alle associazioni sia consentito di lavorare per quello che vogliono fare, in autonomia, non si cerchi di rivendicare paternità che non esistono ne si pretenda di insegnare come si realizza il cambiamento a chi, giorni dopo giorno e per anni, ha aiutato a cambiare in meglio le vite di tante ragazze e ragazzi.
Me compreso.
Se c’è davvero voglia di immaginare il futuro lo si faccia partendo dall’ascolto delle idee altrui e non dalla difesa di una presunta (ma forse precaria) posizione di potere.