Medu: sconcertante il trasferimento dei richiedenti asilo dai Cas alle navi quarantena
Medici per i Diritti Umani (MEDU) esprime sconcerto e disapprovazione per i recenti trasferimenti presso le navi quarantena di Trapani, Palermo e Bari
dei richiedenti asilo accolti in alcuni CAS di Roma e risultati positivi al Covid-19. Tale decisione appare del tutto irragionevole e dannosa. Irragionevole, perché, come più volte suggerito alle istituzioni competenti dalle associazioni riunite nel Tavolo Immigrazione e Salute e nel Tavolo asilo, sarebbe stato sufficiente predisporre per tempo, in ogni territorio e in particolare nelle grandi città con un elevato numero di centri di accoglienza e di persone senza fissa dimora, delle strutture di prossimità per l’isolamento dei casi positivi, ricorrendo anche ad alberghi in disuso o a beni confiscati, come peraltro previsto dal Decreto Rilancio. Dannosa, perché i trasferimenti comportano lo sradicamento dal territorio, la perdita del posto presso i CAS, l’allontanamento dalle Questure e dalle figure di riferimento per proseguire l’iter della richiesta di asilo, la sospensione dei percorsi di inclusione sociale e spesso anche di cura. È necessario infatti ricordare che tra i richiedenti asilo è presente un’elevata percentuale di casi vulnerabili, tra cui le persone sopravvissute a torture e trattamenti inumani e degradanti nei paesi di origine e di transito, particolarmente in Libia. Queste ultime rappresentano oltre il 90% dei pazienti di MEDU e necessitano di una presa in carico medico-psicologica tempestiva e continuativa, ancor più in questa delicata fase pandemica, che rischia di esasperare le già critiche condizioni psico-fisiche di molti pazienti.
MEDU ribadisce la necessità e l’urgenza di predisporre nell’immediato strutture territoriali di prossimità per l’isolamento dei casi positivi, con figure sanitarie adeguate e la possibilità di informare in modo esaustivo e puntuale le persone isolate sui rischi e le misure previste per il contenimento del virus. Come MEDU ha modo di constatare ogni giorno attraverso le attività di screening e sorveglianza epidemiologica attiva presso gli insediamenti precari e di assistenza medico-psicologica presso il centro Psychè, le misure attualmente adottate nella capitale per la gestione della pandemia tra i rifugiati e le persone senza fissa dimora risultano palesemente insufficienti a garantire la tutela della salute individuale e pubblica.
14 ottobre 2020