“Visto da vicino”, il conflitto israeliano-palestinese raccontato da chi lo conosce.
Enorme successo per la manifestazione organizzata da InOfficina
È stato un incontro interessante e molto partecipato, quello incentrato sul conflitto israeliano-palestinese svoltosi pochi giorni fa a Mesagne, nell’Auditorium del Castello Normanno-Svevo e organizzato dall’Associazione InOfficina.
Ospiti della serata, la dott.ssa Daniela Antonacci, consulente operante nel mondo della cooperazione internazionale, oltre al docente di Antropologia Sociale dell’Università del Salento, Antonio Palmisano e al dott. Franco Rizzi, Segretario Generale di Unimed (Unione delle Università del Mediterraneo). L’incontro è stato introdotto e moderato da Antonio Capodieci, Presidente dell’Associazione InOfficina.
Palmisano e Rizzi, nei loro interventi, hanno contestualizzato, da un punto di vista geopolitico, il conflitto che insanguina il Medio Oriente in generale e Israele e Palestina nello specifico. Rizzi ha in particolar modo sottolineato che la situazione odierna è stata dettata dalla mancanza di lungimiranza dei Paesi colonialisti: è mancata una vera e propria presa di coscienza dell’Europa dei danni compiuti in Africa e in Medio Oriente con le politiche espansionistiche, che hanno spesso portato a sfruttamento dei territori ma mai ad un reale sviluppo delle peculiarità locali.
Il Medio Oriente deve essere visto, come dichiarato dal Prof. Palmisano, come una terra di scontro tra i due blocchi occidentali, come accade peraltro all’intera area del Mediterraneo. Terre sempre più martoriate, quelle di Israele e Palestina, perché si sceglie che le guerre avvengano sempre in casa degli altri.
Daniela Antonacci, invece, ha raccontato la propria esperienza sul campo, in quanto cooperatrice internazionale impegnata proprio su scenari di guerra. Nel suo intervento, ha sottolineato la difficoltà costante nella sua professione di riuscire a far decollare e gestire i progetti che nascono in questi contesti. Difficoltà che si amplificano quando i bombardamenti radono al suolo tutto ciò che è stato costruito, materialmente e concettualmente parlando.
L’incontro ha avuto un ottimo riscontro di pubblico attento alla tematica, che ha sollevato anche uno spunto per parlare di immigrazione: necessario è definire le reali dimensioni del fenomeno migratorio e comprendere come gestirlo. Una necessità che il nostro territorio brindisino ha affrontato in passato e continua ancora oggi a fronteggiare.