Il Centro CARA di Restinco ritorni a rispettare le finalità di accoglienza per cui è stato creato.
E’ ormai quotidianità leggere una lunga sequela di interventi pubblici in merito alla decisione ministeriale di trasformare
il Centro di accoglienza CARA di Restinco in una struttura “pre covid”, col chiaro intento da parte di alcuni di “rivitalizzare” strumentalmente la stucchevole retorica anti – immigrazione allo scopo di intercettare qualche consenso politico.
La CGIL Brindisi ritiene, invece, che occorra ragionare di buona accoglienza e integrazione dei migranti, in un momento difficile come quello attuale, per ricercare le migliori condizioni gestionali/organizzative per una adeguata inclusione sociale, capace di contemperare la buona accoglienza e la tutela dei Lavoratori interessati.
L’avversato provvedimento Ministeriale di trasformare il CARA in Centro “pre covid” o “covid” sta determinando una serie di gravi criticità i cui effetti hanno una pluralità di conseguenze negative, atteso che tale centro non è a norma per accogliere pazienti in quarantena. La fuga dei venti migranti in quarantena dal centro di restinco, avvenuta in questi giorni, ha fatto emergere, oltretutto, altri elementi di criticità sull’adeguatezza della struttura in argomento.
Del resto che il CARA non possa come struttura rispondere alle esigenze emergenziali di contenimento del contagio dal Coronavirus, lo si evince anche dalla relazione ASL Brindisi riferita al sopralluogo effettuato dai propri responsabili presso il Centro CARA a seguito dell’arrivo degli ospiti in quarantena.
Al riguardo è bene sottolineare, tra l’altro, che la stessa relazione pone in evidenza in merito ai comportamenti o alle iniziative in capo all’Ente Gestore che deve essere rispettato anche il dovuto distanziamento sociale e che, pertanto, la struttura dovrà ridurre drasticamente il numero dei cittadini stranieri solitamente ospitati in tale struttura. Ciò potrebbe mettere in crisi la tenuta degli attuali livelli occupazionali con gravi ripercussioni di carattere sociale.
Ecco perché questa struttura, nata per far fronte a ben altre emergenze, adattata in tutta fretta ad altra destinazione, non può assicurare un’adeguata gestione di tale emergenza sanitaria ed i Lavoratori non possono essere considerati vittime sacrificali di un atto unilaterale inaccettabile sotto tutti i punti di vista.
Il principio della buona accoglienza, per i suoi contenuti di merito e per le modalità di regolarlo, si deve caratterizzare realmente per la sua traiettoria evolutiva, per il ruolo svolto dalle istituzioni pubbliche, dal mercato del lavoro e dagli enti gestori. Ma per raggiungere tale obiettivo e per fermare - come sopra sottolineato - la mistificatoria narrazione di chi parla del “ fenomeno migratorio” come di una pericolosa invasione, occorre mettere in pratica azioni di “buon governo” altrimenti si rischia di far saltare tutti i tentativi di trovare i percorsi migliori per intrecciare accoglienza con integrazione e sviluppo locale, messi in campo da un larga condivisione istituzionale.
Pertanto, a fronte di quanto innanzi, ancora una volta, la CGIL si rivolgerà agli organi istituzionali preposti affinché provvedano a tutelare gli ospiti in strutture sanitarie idonee ed a ripristinare nel Centro di Restinco le finalità di accoglienza per cui lo stesso è stato creato.
Il Segretario Generale
Antonio Macchia