Uipl Stu Appia: la necessità è in una politica di rappresentanza per la sanità
Molti sono i temi da considerare in un momento la cui complessità delle vicissitudini che stiamo vivendo,
rende l’uomo ancora più fragile e vulnerabile nello scenario di una pandemia da Covid-19 che semina dolore e morte.
La necessità è in una politica di rappresentanza per la sanità, per il Welfare e per la scienza nel superare gli effetti dovuti alla Pandemia di Covid-19: Blocco delle merci e degli scambi, crollo del Pil, crollo dei livelli dei servizi essenziali di assistenza e di prestazioni per le fragilità non solo per sperare di tornare quanto prima alla normalità ma anche di riuscire a trasformare questa crisi in un’opportunità per ripensare a uno Stato Innovatore attraverso un nuovo modello di sviluppo tale da far “Ripartire il Paese”.
La logica è di pensare alla ragione dell’impegno e della responsabilità pluralista nel diritto di avere punti di vista diversi nel concetto di unità politica comune per far crescere il Paese nella necessità della “cultura dell’incontro, di non cedere alla logica dello scarto, specie dei più indifesi, dei poveri, dei malati e degli anziani”.
La criticità è non solo nelle tante inadeguatezze, divari e diversità dei sistemi sanitari regionali, ma anche nelle carenze per l’assistenza alle persone malate, che chiedono alla politica scelte su: risorse, impegno e responsabilità per le cure e porre fiducia sulla progettualità di riforme che legano i bisogni del malato e di chi li cura ponendo concretezza verso il credo dei valori e l’aspettativa cui si è creduto nel vissuto reale.
Al tempo della prima Repubblica la politica era solidale.
Lo Stato investiva in Sanità Pubblica, il Paese cresceva ed era di riferimento mondiale. Poi è arrivata la sanità delle regioni e quella privata, però il divario territoriale ha creato il gap delle disuguaglianze non avendo più una visione “concreta di un diritto per la salute che il cittadino vorrebbe” per massimizzare un nuovo umanesimo aperto ai principi di reciprocità, di solidarietà e di comunità ideale. In Sanità pesano i tagli e i ritardi quando è possibile, ricorrere al Mes per coprire le spese sanitarie e senza creare un paradosso di chiusure a medici e a 7 mila infermieri che, formati e laureati in Italia, ma si trasferiscono all’estero, lontani dai genitori ormai anziani.
Per la Uil pensionati Stu Appia la Sanità è il presente che prevede la prevenzione il futuro, ma bisogna creare tutte le misure necessarie, mettendo al primo posto la salute e la vita di tutti. Occorre iniettare il vaccino a tutti come accadeva un tempo nelle scuole. Pfizer - Biontech è per i più deboli, Astra Zeneca ai giovani, ma vi è anche Moderna ed è in arrivo il quarto vaccino verso Marzo/Aprile Johnson & Johnson. L’Italia, di quest’ultimo periodo, ne ha prenotati 50 milioni di dosi. Bisogna essere uniti per combattere questo tsunami, che ha creato le sue varianti ancora più virulenti. In Gran Bretagna si rilevano 1322 mila morti nelle ultime 24 ore.
Bisogna essere uniti per evitare a tutti i costi, la bolla virtuale che causerebbe una bomba sociale sulla crisi sanitaria ed economica che non demorde.
La politica, invece, si divide anche in questa situazione drammatica pensa di perdere tempo. Il sindacato è sempre presente su tutti i fronti dalla politica, all’industria, dalla sanità alla drammatica situazione sociale.
Attraverso il Recovery Fund si colloca la nostra richiesta tesa al miglioramento delle RSA nell’integrazione con la cura, il territorio, la domiciliarità. Occorre tenere presente della curva demografica che si presenta inesorabile, tra qualche anno per le persone over 65 anni. Gli anziani saranno un terzo della popolazione e sicuramente saranno più soggetti alle malattie croniche e degenerative e cardiocircolatorie e che hanno bisogno di servizi di assistenza e di prestazioni, che aiutano l’anziano non autosufficiente al diritto d’invecchiare a casa propria ed essere portatore di un progetto di vita. Ciò non vuol dire accantonare le RSA, perché la gravità delle patologie non permette l’assistenza in famiglia, ma per gli anziani autosufficienti è indicativo potenziare la presa in carico del sistema sanitario a casa loro, con un progetto personalizzato territoriale di medici e infermieri dedicati, fisioterapisti di prossimità, personale che possa offrire anche a domicilio assistenza. Si tratta, quindi, di un’inversione concettuale di “cura oltre la cura” che si tradurrebbe non solo in allargamenti dei livelli di assistenza medica e psico-sociale, ma anche in sicuri risparmi.
Si deve di partire, secondo la Uil pensionati Stu Appia, da un nuovo paradigma dell’assistenza, che sia un modello di riforma di prossimità ai bisogni della gente più fragile. È stato accertato che, in questo periodo di pandemia, almeno il 50% dei decessi sia avvenuto nelle nursing home, nelle case di riposo, negli ospedali per lungo degenti, quindi nelle case di residenze per anziani. Tutto questo, sicuramente, non è avvenuto per inadempienze o negligenze dei dirigenti di Rsa. La tragedia della pandemia ha svelato che il sistema di qualità dell’assistenza si dimostra inadeguato ai diritti dell’anziano, che è indotto a passare un invecchiamento di vita in crudele solitudine e nell’abbandono. Occorre prospettare un “continuum assistenziale” che sia di transizione dalla residenzialità di tipo ottocentesco a quella dei servizi erogati sul territorio, nel ridisegno di “curare la socialità”. La necessità è per una sanità vicina alla vita degli anziani, alle loro case, nei loro quartieri con garanzia di una gamma di servizi in entrata e in uscita da potenziare con l’assistenza di medici, d’infermieri, di assistenti territoriali e di educatori; tali da non essere trattati come ”scarti”, ma per essere considerati “biblioteca della memoria” per il loro vissuto, ma che oggi hanno bisogno di qualità delle cure e di socialità sociale. Potrebbe essere un antidoto che favorirebbe “l’intergenerazionalità” con ogni forma di conflitto e di separatismo per esortazione morale che lega i nipoti e i nonni in una visione di società moderna.
Per i pensionati si chiede un ripristino di un sistema di rivalutazione equo che tuteli il potere d’acquisto delle pensioni e la ricostruzione del montante come base di calcolo per chi ha subìto il blocco negli anni precedenti, oltre all’allargamento della platea dei beneficiari della 14esima. Il taglio delle tasse anche per i pensionati, perché pagano più di tutti e un adeguato finanziamento del Servizio Sanitario nazionale per permettere a tutti di curarsi garantendo i Livelli di assistenza sanitaria in modo equo in tutto il paese, superamento delle liste d’attesa, abolizione dei ticket e investimenti nella medicina del territorio, nelle cure intermedie e nella domiciliarità.
Da anni ci si aspetta la separazione della previdenza dall’assistenza. Dal 1989 tale separazione esiste, ma è solo contabile dato che il maggior ente erogatore è l’Inps.
La Previdenza è finanziata dai contributi dei lavoratori e loro datori di lavoro, mentre l’assistenza è finanziata dalla fiscalità generale. In tale ottica si chiede all’Inps di essere “fabbrica delle pensioni” e null’altro, poiché la previdenza è centralizzata per incassare contributi e versare prestazione.
L’Assistenza funziona in base al principio di sussidiarietà, supporto ai poveri e agli indigenti (oggi visibile nel “reddito di cittadinanza” e nella definizione dei servizi di cui ciascun povero/a ha bisogno).
Su questo tema si è discusso molto.
La realtà odierna sull’invecchiamento della popolazione “povera”, rende più acuto questo problema perché l’anziano ha esigenza soprattutto di essere accompagnato nei luoghi di cura medica, a fare la spesa essenziale e via discorrendo. Le risorse destinate per il “reddito di cittadinanza” (app, navigator, ecc.) incidono molto sulla sfida alla lotta alla povertà, quando le risorse potrebbero essere allineate agli altri modelli vari di “fondi esistenti”.
In questo principio la Uil chiede di dare attuazione e creare un percorso nella direzione dell’equità e della giustizia sociale.
Nel nostro territorio brindisino si chiede agli Ambiti o distretti territoriali (Comuni e Asl territoriali, questi ultimi di solito assenti) l’importanza di una programmazione partecipata per un socio-sanitario intergrato, condiviso e partecipato in cui le parti sociali possano dare un contributo fattivo alla riorganizzazione di una rete di servizi rispondente ai bisogni delle persone. Ricordiamo che l’ADI è l’assistenza domiciliare integrata e che ha bisogno di un Piano assistenziale individuale completo e complesso che prevede l’erogazione di servizi medici, infermieristici, riabilitativi, socio-assistenziali e cure palliative per pazienti non autosufficienti, ma per essere socio-integrato ha bisogno di compresenza politica e sanitaria anche per affrontare le criticità territoriali sulla medicina territoriale e per una riformulazione organizzativa complessiva tra ospedali e PTA (Presidi territoriali di assistenza) in particolare sul cronoprogamma di massima delle vaccinazioni per gli anziani e le persone fragili. Sappiamo che le vaccinazioni anti-Covid proseguono in provincia di Brindisi, ma le dosi sono minime rispetto alle richieste in particolare per le persone anziane e le persone non autosufficienti.
Sappiamo che vaccinare tutti gli ultraottantenni e le persone non autosufficienti, può diminuire secondo alcune stime il tasso di morti per Covid del 50 per cento. Per il Sindacato si rende, quindi, fondamentale, anticipare la somministrazione e d’inserire negli elenchi subito tutte le persone fragili e gli anziani 70enni. Siamo pronti per una svolta, ma chiediamo di superarla insieme nei presidi ponendo in primo piano il “ Noi” come entità di pluralismo per il bene della comunità, evitando polemiche sulla vaccinazione anti Covid-19, perché serve uno sforzo collettivo per tutelare la salute e mettere in sicurezza il nostro territorio
Il segretario Tindaro Giunta