Il deposito costiero Edison a Costa Morena preclude il futuro del porto, si scelga una diversa allocazione.
La situazione che stiamo vivendo, condizionata dal covid 19, e quella che si prospetta,
in particolare con la decarbonizzazione, fanno apparire qualunque iniziativa che venga prospettata come manna dal cielo.
Di conseguenza, si procede alla cieca: eppure questo è il momento in cui sarebbe necessario fare delle scelte adeguate per cogliere al meglio le enormi opportunità che si intravedono nitidamente, evitando di fare oggi delle scelte che possono pregiudicare del tutto la possibilità di cogliere tali opportunità.
L’evoluzione dell’economia a livello mondiale, le tematiche ambientali e le evoluzioni dei mezzi di trasporto, fanno agevolmente comprendere che Brindisi potrebbe divenire la più importante base logistica del Mediterraneo, oltre che un importantissimo centro della nuova tipologia di turismo che si andrà sempre più affermando (nautica da diporto, piccole navi da crociera, agriturismo), con attività pienamente ecocompatibili, e con una crescita occupazionale di diverse decine di migliaia di nuovi posti di lavoro.
La costruzione del nuovo deposito costiero della Edison, è certamente importante, ma dovrebbe rientrare nel quadro della reimpostazione radicale e razionale del porto (il nuovo piano regolatore), di cui si intuiva l’urgenza da alcuni decenni, ma a cui, per diverse ragioni, non si mai voluto mettere seriamente mano.
Se si punta sulla logistica, appare scontato che Costa Morena debba essere destinata e debitamente attrezzata per tale scopo; di conseguenza posizionare oggi il deposito Edison a Costa Morena significherebbe precludere del tutto la logistica nel prossimo futuro (detto in termini brutali: significherebbe mettere una pietra tombale sul porto).
Si ricorda che il piano regolatore del porto in vigore prevede che l’intero porto esterno sia destinato ad attività industriali.
Va anche tenuto conto del fatto che l’attuale sede della Marina Militare nel giro di qualche anno, probabilmente, diventerà inutile e soprattutto irraggiungibile dalle nuove navi di cui si sta attrezzando; ne consegue che è opportuno che decida se rimanere nella sede attuale, oppure se costruire una nuova base a Capo Bianco.
Appare scontato che il nuovo piano regolatore dovrà prevedere che l’isola di Sant’Andrea (oggi zona bianca –ossia senza destinazione d’uso) sarà destinata ad attività turistica – ricettiva e produttiva, sulla falsa riga di tanti porti che in Europa si affacciano sull’Oceano Atlantico; così come sarà certamente previsto un nuovo terminal per le Autostrade del mare.
In definitiva, avere un nuovo piano regolatore del porto, consentirebbe di avere ben chiare le idee per quello che si deve fare, e come e dove farlo.
Purtroppo per la complessità del porto, ma anche per precise ragioni tecniche, si potrà mettere mano seriamente al nuovo piano regolatore solo con una struttura adeguatamente attrezzata e preparata che si occupi esclusivamente di Brindisi; in caso contrario il porto, che è vitale per la città e tutta l’area interessata, resterà una infrastruttura dalle potenzialità enormi, ma del tutti inutilizzabile.
Il Segretario Generale
f.to Antonio Macchia