Flai-Cgil, Della Porta: «Solo briciole dal governo, i lavoratori agricoli bistrattati dalla Legge di Bilancio»
Ci dispiace essere stati facili profeti. E prendiamo atto che qualcuno, purtroppo solo ora, si stia svegliando dal torpore
in cui in molti sono caduti quando, lo scorso 16 dicembre, siamo scesi in piazza per lo sciopero generale contro una Legge di bilancio ingiusta ed iniqua, soprattutto per le fasce più deboli con i salari più bassi.
«Una manovra inadeguata!», così l'avevamo definita nel nostro slogan, ma che ha un sapore beffardo proprio nel giorno in cui il Governo approva – peraltro senza nemmeno un adeguato confronto dal momento che pone la questione di fiducia – una manovra che brucia soprattutto per chi è più povero in questo Paese e tra questi i braccianti agricoli in particolare.
Brucia soprattutto il fatto che proprio per chi aveva più bisogno sia stato fatto niente o quasi niente. A sbugiardare la pseudo riforma fiscale del governo, confermando quanto sostenuto da Cgil e Uil, ci ha pensato l'Ufficio parlamentare di Bilancio, confermando la triste realtà secondo cui la riformulazione dell'Irpef incide positivamente solo per i redditi medio alti mentre l'85% per cento dei lavoratori riceverà solo briciole dal taglio delle aliquote.
Un centinaio di euro per i lavoratori della prima fascia di reddito (quella attorno ai 15mila euro), oltre 600 euro per quelle dei 40mila in su. E niente, addirittura per gli incapienti, coloro che non guadagnano quasi nulla. Questa è la misura della considerazione di questo governo verso i lavoratori del settore primario: briciole.
Briciole per chi spesso e malvolentieri guadagna ampiamente sotto i 15 mila euro. O addirittura nulla se si considera che per la maggior parte dei braccianti agricoli – quelli del Mezzogiorno e del nostro territorio in particolare – guadagna ben al di sotto di questi redditi. Ed è costretto nella maggior parte dei casi a racimolare giornate per mettere insieme un misero salario. Una fatica non solo fisica quella per i braccianti e le braccianti, perché in campagna non si lavora ogni giorno dati i cicli delle stagioni e delle colture.
E' questo l'occhio di riguardo per queste fasce deboli della popolazione. Briciole per i braccianti che, al pari di medici e personale sanitario, durante la fase più dura del Covid non erano a casa ma in campagna - a spaccarsi la schiena - per garantire a tutto il Paese che le scorte alimentari non si esaurissero e ci fosse cibo per tutti.
Ecco perché, la Flai Cgil di Brindisi è scesa convintamente in piazza lo scorso 16 dicembre, scioperando per i diritti dei lavoratori agricoli che non meritano un trattamento del genere. E non meritano una Legge di Bilancio, ora tutti «cadono dalle nubi», che non fa che acuire il divario sociale lasciando sempre più ai margini chi già lo era. Qualcosa di cui onestamente nessuno sentiva il bisogno. Una legge generosa con chi è forte: chi guadagna dai 40 mila euro in su si ritroverà risparmi per oltre 6-700 euro, che sono utili, ma non incidono particolarmente sulla qualità della vita. Una legge avara con chi guadagna, seppure, 15mila euro all'anno o meno ancora come i braccianti agricoli per cui ritrovare a percepire sgravi del genere sarebbe come ricevere un altro stipendio. Ecco perché la Flai Cgil di Brindisi non condivide questa legge nella sua impostazione: «espansiva» per pochi (i più ricchi), «regressiva» per tutti glia altri (i più poveri).
Brindisi 30.12.2021
Cosimo Della Porta
Segretario Generale
Flai-Cgil Brindisi