Asl Br: i furbetti delle vaccinazioni ed il comunicato dei sindacati medici

La notizia dei cosiddetti “furbetti delle vaccinazioni” nei giorni scorsi ha fatto il giro dei giornali e delle TV locali,

infiammando l’opinione pubblica in un’ondata di sconcerto e indignazione.

Prendiamo atto che anche in questa occasione il Direttore Generale (uscente) dr Pasqualone ha commentato, come è suo solito, gettando ulteriore fango sulla categoria degli operatori sanitari e dei medici in particolare. L’intervento è però omissivo di alcuni particolari: la ASL ha convocato a strascico i medici, chiamandoli al telefono a qualsiasi ora e implorandoli di andare a coprire turni negli Hub Vaccinali, che altrimenti sarebbero rimasti scoperti. In quelle telefonate non si è fatta alcuna menzione delle eventuali limitazioni, ma si è sempre e solo chiesto di essere disponibili e prestare l’opera per il bene più grande della vaccinazione di massa.

Inoltre, quando tutta la macchina vaccinale è stata messa in moto, nessuno (né i medici, né l’Amministrazione) aveva idea di come sarebbero state remunerate queste prestazioni. Ma nonostante queste premesse (lavorare ore aggiuntive e non avere la certezza del tipo di pagamento), i medici e i restanti operatori sanitari (a quanto pare furbissimi!) non ci hanno pensato due volte e sono scesi in campo per vaccinare la popolazione.

È opportuno ricordare anche l’emissione del bando di concorso per posizioni a tempo determinato per reclutare medici dedicati agli Hub Vaccinali: anche quei colleghi che hanno risposto alla domanda e sono stati assunti e non sono stati pagati, sono dei “furbetti”?

Se proprio vogliamo dirla tutta, anche l’uso della parola “furbetti” in questa occasione è un’offesa ancora più bruciante perché squalifica e delegittima il ruolo dei medici che hanno lavorato fuori dall’orario di servizio, fuori dalla loro sede abituale. Il ringraziamento da parte di questa ASL è stato associarli concettualmente agli assenteisti patentati e a tutte quelle figure deplorevoli che non possiamo fare altro che stigmatizzare.

È davvero questa l’immagine dei medici da regalare all’opinione pubblica?

La manipolazione della percezione mediatica della figura del medico, attuata quasi ad arte dalle continue dichiarazioni pubbliche provenienti dalla nostra ASL, non fa altro che alimentare un’escalation di sfiducia e diffidenza verso tutti i colleghi. E questo giustifica moralmente i conseguenti comportamenti violenti e aggressivi nei confronti dei medici (come è notizia di qualche giorno addietro) e crea il perfetto terreno di coltura per far attecchire fake news e menzogne di ogni genere, tanto che l’opinione pubblica ormai è convinta e crede davvero che chi lavora (con grande difficoltà) in ambito COVID percepisce bonus di migliaia di euro per ogni paziente ricoverato. Niente di più falso!

Se davvero vogliamo sensibilizzare il pubblico sulla reale condizione in cui i medici sono costretti a operare nella ASL di Brindisi a qualsiasi livello, allora iniziamo dalla carenza sconvolgente di personale. È questo alla base di tutto, che ha spinto a ricorrere a forme emergenziali di gestione degli Hub Vaccinali, ma, ancora, questa è solo la punta di un iceberg profondo chilometri.

I reparti come le Malattie Infettive, la Pneumologia e la Rianimazione sono in perenne affanno (per usare un eufemismo), con organici pari al 40% (e anche meno) rispetto a quanto previsto a livello regionale. Per usare dei valori assoluti, in alcuni reparti che assicurano l’attività H24/7 ci sono solo 5 medici, costretti a sostenere turni su turni, senza possibilità di riposo né di ferie. E quegli stessi medici, che hanno anche avuto l’ardire di sostenere attivamente la campagna vaccinale, ora si trovano senza i soldi che gli spettano e sono additati come furbetti mangiasoldi.

E come se la carenza di personale non fosse già una tragedia per chi lavora su turni massacranti, si aggiunge il decadimento strutturale e l’impoverimento tecnologico della intera ASL, rendendo ogni momento della vita lavorativa ancora più frustrante di quanto dovrebbe essere.

Il Perrino è diventato un terminal dei viaggi della speranza per i pazienti che devono essere sottoposti a interventi di embolizzazione per sanguinamenti interni, ictus e aneurismi cerebrali, dato che la Radiologia Interventistica non è presente nell’ospedale (anche se la aspettiamo da anni, ormai).

La diagnostica per immagini del Perrino (TAC e Risonanza Magnetica Nucleare) funziona a singhiozzo, obbligando a spostarsi verso altri ospedali (come quello di Francavilla) per svolgere esami in urgenza, esponendo il paziente a rischi inauditi e soprattutto evitabili. Il motivo sta tutto nella obsolescenza dei macchinari in dotazione all’ospedale.

Il Centro Ustioni, il reparto che accoglie pazienti ustionati da gran parte del Sud Italia, è soggetto ad allagamenti.

Da ultimo, pochi giorni fa, ha smesso di funzionare anche l’angiografo utilizzato dagli emodinamisti in tutti quei casi clinici estremamente delicati come gli infarti e le sindromi coronariche acute che necessitano di coronarografia e angioplastiche e dove il fattore tempo è cruciale. Non sappiamo quando il funzionamento della sala dedicata a queste procedure sarà ripristinato, ma è facilmente intuibile come la sicurezza della popolazione della provincia di Brindisi sia a rischio.
Per ora, gli interventi di angioplastica saranno svolti nella sala angiografica dedicata agli interventi di chirurgia vascolare. La domanda che ci si pone spontaneamente è: e in caso di contemporaneità? Se la sala è occupata da un paziente cardiologico e bisogna operare un paziente per aneurisma (o viceversa)? Uno dei due dovrà viaggiare, e non è facile né è scevro da rischi e pericoli trasportare pazienti con un infarto in atto da una provincia all’altra, alla ricerca di un trattamento adeguato ma sicuramente fuori tempo massimo.

E di tutte queste mancanze, organizzative e gestionali, l’unico chiamato a rispondere (in ogni sede) sarà sempre e solo il medico che da ultimo si è trovato a gestire la complicanza.

Invece di cercare la colpevolizzazione dei Medici a tutti i costi (e senza apparente costrutto), i vertici della ASL dovrebbero preoccuparsi soprattutto di ammodernare e aggiornare al 2022 l’aspetto tecnologico degli ospedali, perché allo stato attuale nessun reparto è dotato di cartella clinica elettronica (ormai quasi ubiquitaria), non è possibile richiedere né visualizzare gli esami ematochimici online, e la lista potrebbe protrarsi a lungo.

Se davvero vogliamo porci delle domande sensate, allora chiediamoci perché dei previsti 45 posti letto nel reparto di Medicina Interna, ne sono stati allestiti solo 30? E questo occultamento di posti letto si estende anche ad altri reparti.

L’unica cosa che possiamo aggiungere alla fine di questa lunga disamina è che, in quanto organizzazioni sindacali, siamo stanchi. Non facciamo altro che sollevare questi problemi di riunione in riunione da anni, e otteniamo solo risposte evasive o nessuna risposta affatto.

Come scritto nei giornali, c’è stato un incontro con la Direzione dopo lo “scandalo dei furbetti degli Hub”, ma non c’è stato nessun dialogo con il direttore, perché il direttore non era presente. Abbiamo chiesto, e lo ribadiamo in questa sede, che la ASL rettifichi e corregga il messaggio inviato dalle pagine dei giornali. Aspettiamo una risposta da oltre una settimana, e questo comportamento da muro di gomma non è più sostenibile. Il prossimo imminente passo sarà la rottura dei rapporti sindacali con la ASL, con tutte le conseguenze del caso.

ANAAO-ASSOMED

AAROI-EMAC

FASSID

FP CGIL Dirigenza medica e Sanitaria SSN Brindisi

FVM

UILFPL

CIMO

FESMED

CISL Medici

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