Piano regolatore del porto, Macchia: «Il mancato coinvolgimento del Sindacato è uno sgarbo istituzionale, errori di metodo e di merito»
L'eccesso di trionfalismo che accompagna la presentazione della bozza del nuovo Piano regolatore del porto (Prp) tradisce,
da parte dell'Autorità di Sistema portuale del Mar Adriatico Meridionale (AdSp MAM), due «errori» fondamentali: il primo sul piano del metodo, il secondo su sul piano del merito.
Sul piano del metodo la Camera del lavoro di Brindisi considera uno sgarbo istituzionale il mancato coinvolgimento sullo sviluppo del porto che la redazione di questo strumento presuppone per il futuro non solo dello stesso scalo ma dell'intera economia di Brindisi. Ci chiediamo e chiediamo al Presidente Patroni Griffi il perché del mancato coinvolgimento degli stakeholders che hanno a cuore le sorti del porto e del suo sviluppo per creare per tutti, e dal punto di vista della Cgil in particolare, occasioni di sviluppo economico, di maggiore benessere e di lavoro per il territorio.
Sul piano del merito sono diversi i punti su cui restiamo critici e chiediamo lumi e più in generale trasparenza che finora tarda ad arrivare. Ad iniziare da quella lista dei nomi dei professionisti chiamata a redigere il nuovo Prp, più volte richiesta pubblicamente sulla stampa, e anche attraverso atti formali e su cui ancora resta il più assoluto «mistero» e che appare del tutto ingiustificato trattandosi di pubbliche procedure. E visto anche il fatto che altre Authorities non hanno battuto ciglio nel renderle note.
L'altro tema è rappresentato dal fatto che, al di là dei proclami del 2020, secondo cui nell'arco di due anni si sarebbe giunti alla redazione del PRP, ad oggi quella che è stata presentata è solo una bozza e non il Piano regolatore vero e proprio per cui occorrerà ancora attendere altro tempo per completare tutte le fasi previste per la definitiva approvazione/esigibilità dello stesso PRP.
In attesa di conoscere i contenuti della bozza, sperando che anche questi non restino un mistero per il Sindacato, ci chiediamo e chiediamo se sia stata intanto rispettata la premessa essenziale per cominciare a parlare di Piano regolatore cioè il controllo e la verifica dettagliata, fotografica e con carotaggi, di tutte le banchine e di tutti i fondali esistenti, compresi quelli potenzialmente interessati da nuovi interventi (ad esempio per il Terminal delle Autostrade del mare).
La Cgil ha già espresso in tempi non sospetti quelle che sono le direttrici dello sviluppo di un porto che, mantenendo la sua caratteristica peculiare della polifunzionalità, può candidarsi senza timori reverenziali ad essere Piattaforma logistica del Mediterraneo. Una polifunzionalità che appare al momento pregiudicata dai progetti di insediamento in zone nevralgiche di un deposito di gas e di uno di carburanti e che riducono le potenzialità del porto a semplice «stazione di servizio per carburanti».
Restano temi fondamentali per la Camera del lavoro di Brindisi il riconoscimento di porto «Core» per Brindisi, l'inclusione nella Rete Ten-T, lo sviluppo di una logistica che rappresenti un generatore di ricchezza per Brindisi e il Salento – con la possibilità enorme di attrarre investimenti e creare posti di lavoro buoni -, anche dello sviluppo del turismo, dei traffici commerciali, della nautica da diporto, della cantieristica.
Chiediamo quindi al Presidente dell'Authority di abbandonare queste chiusure aprendo ad un dibattito franco e costruttivo sul futuro del porto, con un coinvolgimento reale del territorio e del Sindacato che si pone l’obiettivo di portare il proprio contributo ad uno sviluppo reale e sostenibile per tutti. Il futuro del porto è il futuro della città e dell'intera provincia, per questo non può essere relegato ad una discussione tra pochi «intimi» o del solo cluster, di cui vanno ascoltate e assecondate le esigenze di crescita, ma che non possono restare avulse dalle aspettative di tutto il territorio.
Antonio Macchia
Segretario Generale
Cgil Brindisi