Uilp: per il sindacato occorre parlare di lavoro e non di licenziamento.
La Legge di Stabilità 2015, approvata in seconda lettura al Senato e approdata alla Camera per il via libera definitivo, congela il Canone Rai per il 2015, al costo di 113,50 euro e gli aumenti 2015 di IMU-Tasi (nella quale si rischiava l’incremento dell’aliquota base), in attesa della Local Tax che unisce le imposte comunali.
Con la nuova legge s’invoglia, secondo la Uil pensionati e senza fare riferimento ad alcune categorie di professionisti nelle pubbliche amministrazioni, a rimanere al lavoro gli anziani, un tempo si chiamavano vecchi) oltre i 70/75 anni, se Dio gli permette di vivere, al fine di ricevere un reddito da pensione d’oro senza preoccuparsi, però, del ricambio, che dovrebbe generare un posto di lavoro a un giovane disoccupato. Perché, si chiede la Uil pensionati di Brindisi, il presidente Renzi non dà quello che spetta e conforta i giovani creando occupazione?
Il governo non si preoccupa dei giovani inattivi e senza lavoro? e forse il pensiero non si attiva neanche nel far richiedere la pensione anticipata prima di 42 anni e sei mesi di contributi (per gli uomini) o 41 anni e 6 mesi (per le donne). Per le pensioni private salgono gli aumenti fiscali a carico dei fondi pensione (dall’11,5 al 20%) e delle casse di previdenza private (dal 20 al 26%), ma in entrambi i casi è prevista la possibilità di un credito d’imposta, al 6% per le casse dei professionisti e al 9% per i fondi. Per ottenere queste agevolazioni, casse e fondi di previdenza complementare i professionisti dovranno, però compiere investimenti, per una somma pari al risparmio, fiscale, in infrastrutture. Per coloro, invece, che sono stati esposti all’amianto per oltre dieci anni e in quantità superiori ai limiti di legge potranno chiedere la maggiorazione contributiva della pensione e raggiungere prima il requisito per ritirarsi.
Dalla lettura sulle nuove regole per il lavoro (Jobs Act) e della Legge di Stabilità (decontribuzione e taglio Irap) si evince sul come le norme siano concentrate su una maggiore “instabilità sociale”, una “violazione dei diritti”. Il compiacimento è nel porre sempre più lavoratrici e lavoratori in situazione di “sudditanza” nei confronti dei datori di lavoro e a danno dei pensionati che sono costretti ad essere veri “ammortizzatori sociali”.
L’obiettivo della riforma del lavoro del governo Renzi dovrebbe essere nella legge delega 183/2014 (comma 7, lettera b): ” promuovere, in coerenza con le indicazioni europee, il contratto a tempo indeterminato come forma comune di contratto di lavoro rendendolo più conveniente rispetto agli altri tipi di contratto in termini di oneri diretti e indiretti”. Per raggiungerlo si fa ricorso alla defiscalizzazione contributiva per le assunzioni a tempo indeterminato stipulate nel 2015 (tipologia contrattuale molto appetibile economicamente per le imprese) e il decreto attuativo dello Jobs Act, che introduce il contratto a (tutele crescenti). Per i licenziamenti nella nuova disciplina dell’articolo 18, (un tempo era nella difesa della giusta causa), il diritto al reintegro resta solo per i licenziamenti discriminatori illegittimi, mentre è abolito per quelli economici (giustificato motivo oggettivo, es. crisi e riorganizzazione aziendale), che la riforma Fornero aveva previsto in un indennizzo economico o reintegro su decisione del giudice. Lo stesso è per i licenziamenti disciplinari, dove il reintegro è sostituito con un indennizzo, (questa regola è prevista anche per i licenziamenti collettivi, non solo individuali), ad eccezione se l’impresa lasci a casa un dipendente per un fatto insussistente.
Per la Uil pensionati sia la Jobs Act sia la Legge di Stabilità, è un “incrocio pericoloso” tra un licenziamento facile e generosi sconti alle Imprese, che si risolve solo in un piccolo indennizzo, che fa leva sulle fragilità del lavoratore, della sua famiglia e dei genitori anziani o pensionati che annullano i valori di rispetto della dignità della persona e il senso di giustizia.
La Uil pensionati ritiene di superare i tanti “bizantinismi” solo col prevedere nei decreti Legislativi in caso di licenziamento illegittimo, il riconoscere al lavoratore oltre l’indennizzo anche l’ammontare degli sgravi contributivi e fiscali goduti dall’azienda nel corso degli anni per quel lavoratore. In tal modo sarebbe meno conveniente licenziare;, in Italia i lavoratori licenziati solo nel 2013 sono stati oltre 900 mila.
Per il sindacato occorre parlare di lavoro e non di licenziamento. La città ideale ama il Bene Comune costruendola e non licenziare il lavoratore. La nostra opposizione è confortata dalle cifre inequivocabili, se si pensa che gli eventuali vantaggi per le imprese, secondo uno studio Uil, varino dai 763 euro ai 5 mila euro se si licenzia entro il primo anno e dai 12 ai 15 mila euro se si licenzia dopo i 3 anni. Il sindacato chiede un criterio equo e accettabile. La Uil pensionati di Brindisi pensa che sia “Assurdo” togliere diritti ai propri figli lavoratori e premiare le imprese che licenziano. Il 12 dicembre abbiamo scioperato per otto ore. Tutti insiemi lavoratori e pensionati. Siamo scesi in tutte le piazze delle città d’Italia. Non potevamo restare con le braccia incrociate. A Brindisi eravamo in quattro mila con la partecipazione attiva dei pensionati. Noi non viviamo tra le nuvole, come ci fa sempre credere il presidente Renzi e teniamo i piedi ben piantati per terra. Ci sono tristezza e malumore tra i lavoratori, i pensionati, i disoccupati e i giovani che sono in cerca di lavoro, che hanno perso la loro dignità e che si sentono umiliati. A ricordarlo sono i dati elaborati dai vari Istituti demoscopici che ci dicono come il 68% della popolazione attiva ha paura di passare in uno stato a rischio di povertà relativa o assoluta. I segnali non sono incoraggianti 10 milioni a rischio di povertà relativa di cui il 6% di povertà assoluta. In Italia la disoccupazione ha superato il 12% mentre in Puglia si va oltre il 21% con un’incidenza giovanile pari al 50%. In questa regione le aziende continuano a chiudere e non passa giorno che quelle artigianali, commerciali e edili, considerate un tempo “colonne portanti” della nostra economia, che sono costretti ad abbassarne le loro saracinesche e a smontarne le impalcature. Il merito è da dare ai pensionati, che riescono ancora a essere i veri ammortizzatori sociali ma, purtroppo, si privano nel farsi curare e nel comprare farmaci. Molti in questo periodo di feste natalizie hanno preferito donare i loro risparmi e fare un dono ai figli e nipoti disoccupati o inattivi perché anche da lontano si ode il tintinnio del cuore che langue dei propri cari.
Il segretario territoriale di Brindisi
Tindaro Giunta