Equità e Lavoro: L’emigrazione dei giovani è segno d’inettitudine delle istituzioni
Viviamo in una realtà sociale e politica dove i valori non si collocano più al centro dello sviluppo sia della persona sia della comunità.
Il passaggio dall’assetto di società “comunità” in un neo-liberismo individualista, ha visto emergere e sviluppare il principio dell’”interesse” a scapito della dimensione solidale.
L’uomo non si sente più sicuro e non ha più referenti, in quel modello di società compiuto e riconosciuto nel benessere, nell’occupazione e nella ricchezza per tutti.
La frattura sociale ha portato disuguaglianze: “i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri”.
La politica si è lasciata sdoganare i suoi poteri sociali, economici e finanziari, mentre la povertà serpeggia dappertutto, quando occorre una sorta di equilibrio sociale.
La meccanizzazione nel mondo del lavoro sta minacciando migliaia di posti di lavoro. Sarebbe compito delle istituzioni quello d’intercettare le nuove esigenze della società, in via di mutazione, preparando occupazione e creazione di nuovi posti di lavoro in compensazione di quelli persi dovuti ai robot sempre più protagonisti del mercato del lavoro.
Tra i minorenni italiani vi sono 1,3 milioni di poveri. ma il governo li ignora. Sono il 12,5%, e sono in costante aumento. Le conseguenze sono che le famiglie non riescono né a comprare il latte né a far finire gli studiai propri figli.
La Boschi e la Fedeli si lodano, ma soltanto, l’11% della spesa sociale è per le famiglie. La classifica ci dice che in Europa solo Malta, la Slovacchia, la Slovenia, Cipro fanno peggio di noi. Intanto i dati sulla assoluta povertà e relativa crescono ulteriormente, “2 milioni 297 mila bambini sono in difficoltà, il 22,3%”.
Il presidente della Repubblica Mattarella, fra qualche giorno scioglie le Camere, ma i nostri rappresentanti di governo dicono che vogliono per i tutti noi, un futuro giusto, equo e libero. Forse sarebbe bene cominciare dal presente, in questi giorni natalizi, facendo qualcosa per le famiglie e per i giovani che sono senza lavoro e per le donne.
Noi siamo per la Genitorialità e il rispetto delle misure per madri e padri. Noi crediamo alle certezze che fanno bene al Paese e in particolare al Mezzogiorno, diventato ormai un territorio di “Vecchi”.
L’emigrazione dei giovani meridionali torna ad essere, come è accaduto dalla fine dell’ottocento fino alla metà del novecento, uno “schiaffo contro la collettività e la società del Sud”, Gli anziani non accettano più separarsi dall’unico figlio e vedersi soli (o solo s’è rimasto vedovo). I figli sono la forza che lo mantengono in vita.
A ben vedere l’emigrazione dal Sud verso il Nord Italia e verso i paesi europei, asiatici o americani e russi, non sono l’impoverimento dello status della singola famiglia meridionale,ma indica anche il pronunciamento di un’Italia che non li accoglie e dell’inettitudine delle istituzioni, che perseverano in una politica incapace a tutelare i giovani farsi una famiglia e garantire lavoro e dignità.
In questo senso il meridione muore, perché costringe i suoi giovani a lasciare la famiglia e impoverisce la società meridionale dell’unica forza attiva e d’intelligenze, che si spostano a favore dei territori del Nord e di altri Paesi .
L’inquietudine dei genitori e della collettività meridionale non è quindi, nell’invenzione del”conflitto generazionale” o nell’essere “bamboccioni”, come vogliono far intendere alcuni politici, carichi di privilegi, ma in una società che si appresta a morire, fatta solo di vecchi e anziani. Occorre dare aiuto ai giovani e ai disoccupati, laureati che sono senza prospettive, squattrinati e disillusi e che sono esclusi dalla macchina della solidarietà attraverso progetti individuali che non li allontani dal territorio natio.
In Sanità il Piano di riordino pugliese ha un costo eccessivo e le liti sono continue. Si ipotizza un costo complessivo di 3,1 -3,15 miliardi, però le liste d’attesa peggiorano, mentre i pugliesi vanno a ricoverarsi nelle altre regioni aggravando il peso dei costi sanitari e dell’assistenza sanitaria specie nel nostro territorio.
Occorrono regole esplicite per garantire una reale integrazione tra pubblico e privato, limitando competizioni, duplicazioni di servizi, erogazioni di prestazioni inappropriate e di doppio ruolo dei medici senza indebolire il pubblico a favore del privato e rispettando i servizi socio-sanitari in modo uniforme su tutto il territorio nazionale senza creare privilegi e disuguaglianze tra il Nord e il Sud. Non è possibile vedere nei nostri pronto soccorsi ed ospedali la mancanza di letti oppure ravvisare i nostri anziani ricoverati, adagiati su una sedia per quasi 24 ore, quando tutti noi sappiamo che la salute è un diritto (e non un rovescio).
Noi siamo per lo sviluppo di una progettualità in grado di riqualificare l’offerta di prestazioni sanitarie, che soddisfino i bisogni di salute di singoli territori e abbattano la mobilità passiva e le liste d’attesa e per l’abolizione dei super ticket sanitari.
Nel nostro Confronto con il Governo del 28 settembre 2016, abbiamo chiesto di cambiare le pensioni, dare lavoro ai giovani, introducendo soluzioni di equità prioritariamente a sostegno di alcune categorie di persone maggiormente coinvolte da situazioni di disagio e di bisogno. Molte misure si sono concretizzate, le ultime relative nel riconoscimento delle 15 categorie più disagiate, nell’incremento della quattordicesima per più di 3 milioni e mezzo di pensionati con le pensioni più basse e l’aumento della soglia di esenzione fiscale a 8.125 per i redditi da pensione.
Molto resta ancora da fare e in particolare, bisogna riavviare il confronto sulla “Separazione Previdenza/Assistenza”. Bene è l’emendamento sulle pensioni il primo del mese, perché evita a milioni di pensionati ulteriori disagi.
La nostra categoria Uil pensionati di Brindisi è per una giusta equità sulla retribuzione degli stipendi pubblici. Dalla mappa si evince che da un lato abbiamo una povertà diffusa tra anziani, giovani e disoccupati, mentre dall’altra prospettiva esistono nella mappa degli stipendi pubblici, categorie di personale di prima e seconda fascia con retribuzioni tra i settanta e i 216.036 mila euro (vedasi in Enti pubblici non economici, Enti di ricerca, Agenzie Fiscali, Presidenza del consiglio dei ministri). Perché questa disuguaglianza? È giusto questo tipo di meritocrazia. Una giusta equità degli stipendi, secondo Noi, ridurrebbe le disparità sociali, darebbe lavoro ai giovani e alle loro famiglie, eviterebbe la povertà diffusa e permetterebbe a tutti di arrivare alla fine del mese lavorando, cibandosi e curandosi e comprare per i nipotini e figli un regalo di natale tanto desiderato.
Auguriamo a tutte le persone vicine a Voi, alle Vostre famiglie e in particolare a Voi Anziani e persone non autosufficienti che ci onorate, la nostra prossimità di Buone feste e di un 2018 felice
Grazie di tutto.
Il segretario responsabile
Tindaro Giunta