Macchia (Cgil): la Corte Costituzionale dichiara illegittimo il jobs act
Nel primo pomeriggio di oggi la Corte Costituzionale ha ritenuto illegittimo il Jobs Act nella parte in cui predefiniva l’indennità nel caso in cui si fosse proceduto con un licenziamento poi risultato illegittimo.
Il calcolo era facile poiché stabiliva un indennizzo di due mensilità per anno lavorato.
Nello specifico per la Corte « la previsione di un’indennità crescente in ragione della sola anzianità di servizio del lavoratore» è «contraria ai principi di ragionevolezza e di uguaglianza e contrasta con il diritto e la tutela del lavoro sanciti dagli articoli 4 e 35 della Costituzione ».
A questo punto i datori di lavoro non potranno più licenziare a cuor leggero, così come hanno fatto in questi ultimi anni, in cui la dignità del lavoro veniva svenduta con cifre predefinite. Adesso le casse dei datori di lavoro saranno maggiormente sollecitate laddove si giunga ad una dichiarazione di illegittimità del licenziamento, perché come dice la Corte un’indennità predefinita contrasta con il diritto al lavoro di ogni cittadino (art. 4 Cost) e con il dovere dello Stato di tutelare il lavoro in tutte le sue forme (art.35 Cost).
Al momento non si conosce ancora il testo della sentenza, quindi non conosciamo le motivazioni a fondamento, né se la Corte chiederà all’attuale Parlamento di adottare la normativa alla sentenza.
Una cosa è certa, un pezzo del Jobs Act è stato smontato e questo soprattutto grazie alle numerose iniziative politiche e giuridiche assunte dalla CGIL, la quale non ha mai inteso subire passivamente l’abrogazione di uno dei pezzi di storia più importanti dello Statuto dei Lavoratori (ART.18 Legge 300/1970) e tutte le altre norme ad esso collegate.
La nostra battaglia proseguirà sino alla completa destrutturazione del Jobs Act soprattutto rispetto all’art.18, il quale è la storia di tutte le battaglie sindacali e non potrà andare perso con una semplice riforma incostituzionale.
Auspichiamo che con questo provvedimento la Corte indirizzi il Parlamento verso un ritorno delle norme legittime e che il Governo comprenda che l’economia di un paese passa innanzitutto attraverso la tutela del lavoro e di coloro che producono.
Il Segretario Generale
Antonio Macchia