Lutto nella Cgil. Peppino Soricaro non c'è più. Il ricordo di Carmine Dipietrangelo.
Ci ha lasciato Peppino Soricaro. Una malattia devastante, negli ultimi mesi, non gli ha dato tregua.
Molti giovani e amici mi hanno chiesto chi era Peppino Soricaro. Una generazione di lavoratori e di operai brindisini, quella degli anni 70/80, lo ricorda come dirigente sindacale, infaticabile, assiduo, tenace combattente. Ha dato un contributo determinante al rinnovamento del sindacato e della Cgil di quegli anni.
Operaio alla Fiat di Torino dove era delegato di fabbrica e di zona per la Fiom Cgil. Era nativo di Margherita di Savoia.
Nel 1974 venne a Brindisi, chiamato da me, allora giovane dirigente della Cgil, per ricostruire, a seguito della crisi della Fiom brindisina, la struttura organizzativa dei metalmeccanici. Allora la politica dei quadri si faceva anche così, con la mobilità di quadri operai che avevano dato prova di iniziativa e direzione di lotte e di organizzazione. Fino al 1979 ha diretto la Fiom e la Flm(sindacato unitario dei metalmeccanici). In quegli anni fu alla testa di tutte le lotte sindacali per il lavoro. Voglio ricordare le lotte, da lui dirette, per salvare il posto di lavoro e le aziende in crisi. La sua esperienza torinese di delegato Fiom fu preziosa. Lo si deve a lui e ad altri dirigenti sindacali e a tanti operai di quel periodo se oggi a Brindisi si può parlare di settore aeronautico. Fu uno dei capi dell’occupazione e dell’autogestione dell’allora SACA, oggi AGUSTA e AVIO (GE), dell’ex SIDELM, oggi Progresso e lavoro, tutte attività salvate e rilanciate. Ebbe un ruolo decisivo anche nella lotta per la reindustrializzazione a seguito della crisi del petrolchimico e per ambientalizzare nel contesto di allora la nuova e contrastata centrale Enel di Cerano. Dalla parte sempre degli operai e dell’impresa in quanto creatrice di lavoro. Era rispettato per questo dai lavoratori e dalle imprese. Era il suo modo di vedere e di organizzare il conflitto. Per questo era visto dirompente e determinato nella difesa e certe volte anche nella imposizione delle sue convinzioni. Quelle lotte e i successi conseguiti sono un pezzo importante della storia del sindacato e della lotta per il lavoro a Brindisi. Con lui ho avuto momenti di incomprensioni ma con lealtà e durezza riuscivamo a convivere.
Mi sostituì nella segreteria provinciale della Cgil quando fui chiamato a Roma a seguire per la cgil nazionale la politica dei quadri e della formazione sindacale. Ha diretto la Cgil di Brindisi assieme ad un altro compagno che non c’è più, Antonio Daluisio. Ci ritrovammo a metà degli anni ottanta a Brindisi, io segretario provinciale del PCI e lui segretario della Cgil. Facemmo un altro percorso assieme anche se da posizioni diverse, e con quella autonomia sindacale di cui lui era strenuo assertore. Passò poi alla segreteria regionale della Cgil e poi nella presidenza nazionale dell’Inca(patronato della Cgil). Ha ricoperto incarichi di rappresentanza nazionale nell’Inps e nell’Inail. Da pensionato era tornato a BRINDISI a cui era rimasto legato. E’ stato un militante comunista e ha svolto anche funzioni di direzione nel Pci fino ai Ds di cui è stato nei primi anni del 2000 segretario cittadino.
Il suo ultimo impegno è stato quello di candidato nelle recenti elezioni comunali di Brindisi con la lista di LeU a cui ha potuto dare solo un contributo iniziale e parziale perché la malattia che lui sperava di aver sconfitto era ritornata drammaticamente proprio durante la campagna elettorale. Va ricordato così: un combattente carico di energie e di generosità, che ha voluto dare il proprio contributo di militante operaio di una sinistra che si è fatta sempre rispettare. La città, la sinistra e il sindacato devono molto a uomini come Peppino.
Carmine Dipietrangelo