Una squadra stellare con un portiere “saracinesca”
L’unico pericolo nel raccontare questa storia è quello di peccare di nostalgia ingigantendo i meriti, ma vi assicuro che è tutto vero…
Quella che appare nella foto è una delle più forti squadre giovanili che ci siano state a Mesagne negli anni a cavallo tra il ’60 e il ’70, una squadra che ha anticipato i tempi in tutti i sensi, con una dirigenza competente, unita, che si è sacrificata per il bene di tutti. Come si può dimenticare il segretario Diviggiano Alessandro, il grande “Sandro”, come lo chiamavano tutti, coadiuvato da Pasimeni Cosimo, da Epicoco “ lu zu Cocu “ e con la sapiente regia del Presidente Armando De Benedittis che, con la sua voce chiara e squillante, incoraggiava tutti nei momenti più bui delle partite. A livello tecnico, l’allora allenatore, anticipando i teoremi di Sacchi di un buon trentennio, faceva già la “zona” e aveva eliminato il libero, dando più spinta a centrocampo, giocando con tre punte e coprendo tutte le zone del campo in un periodo in cui la faceva da padrona il catenaccio, poi c’erano i ragazzi, che erano imbattibili, mietevano successi su successi schiantando gli avversari. Quell’anno il 1966/67 la formazione di cui sopra superò anche le fasi provinciali arrivando alle fasi regionali; si giocava al campo comunale di via Sasso, sempre la domenica mattina, con la tribuna stracolma e incitati dalla canzone di ”Charlie Brown“, si respirava un clima all’inglese. Era una squadra ben assortita con alcuni marcantoni (Distante, Montanaro, Caramia), altri piccoletti (Guarini, Ruggiero), con gente veloce alla Mennea (Argentieri, Durante), con carri armati (De Giuseppe), con giocatori supertecnici e dalla tecnica sopraffina che il mister chiamava Beckenbauer. C’era gente che al pallone dava del tu, tutti sapevano accoppiare alla grinta una tecnica invidiabile che permetteva di superare gli avversari trovandosi sempre in superiorità numerica. Era un squadra molto forte che avrebbe potuto partecipare benissimo alla serie B; infatti alcuni atleti furono acquistati dal Brindisi di Vinicio che puntava alla serie B( Montanaro, De Giuseppe, Durante), e altri fecero parte del Mesagne (Caramia, Pasimeni) che vinse il campionato che ci permise di andare per la prima volta in serie D. In quella squadra militava un talento che giocava in porta, Giuseppe (detto Pino) Distante che è venuto a mancare in questi giorni. A Pino non mancava niente, di statura alta, era fortissimo sia nelle uscite che nella porta, era reattivo e molto elastico e sapeva andare anche a terra… una potenza, insuperabile, avrebbe potuto arrivare ai vertici del calcio nazionale. In qualche partita si lamentava che il pallone non arrivava mai dalle sue parti e allora l’allenatore, in qualche circostanza, lo faceva giocare centravanti. Qualcuno racconta che quando faceva freddo per riscaldarsi lui e Luigi Montanaro si portavano le bottigliette di liquore che nascondevano sapientemente dietro la porta, altrimenti il mister li avrebbe cacciati… era un giocherellone. Ciò che gli impedì quel grande salto che era alla sua portata, fu un leggero deficit visivo che, con i tempi di oggi si sarebbe potuto benissimo correggere (con l’uso di lenti a contatto o con un banale intervento chirurgico).
Lui sì che era un grande… in tutto.
(Maria Calcagni)