Sandro Diviggiano scrive a Roberto Potì!
Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota di Sandro Diviggiano.
Ciao Roberto!
Non ti ho conosciuto molto presto: vi erano cinque anni di età tra te e me. Non frequentavamo stessi luoghi e stesse persone. Ma nell’anno 1966 ho avuto la possibilità e l’onore di diventare il segretario di quell’associazione – Santa Maria- che le vicende sportive presto avrebbero resa “ gloriosa “. Ho avuto per tale incarico, la possibilità di avvicinarmi agli spogliatoi-bunker della U.S. Mesagne, già pronta per la storica corsa verso la prima promozione nella serie D. La vittoria del CSI Santa Maria nel campionato Provinciale Juniores nel 1967 e le comuni amicizie con Lino, Cici e Pino furono decisive per conoscerti meglio. Sei balzato all’onore della cronaca sportiva regionale per il tuo goal a Squinzano, a pochi secondi dalla fine, che suggellò l’ingresso in serie D. Nelle gare iniziali di serie D esordirono almeno sette calciatori della Santa Maria. Ci teneva vicini la convinzione che occorresse proporre un servizio qualificato alle nuove generazioni di calciatori, senza trascurarne la valenza educativa. Fu così che nel 1979 abbiamo aderito con entusiasmo alla iniziativa del C.O.N.I. e della F.I.G.C., con l’apertura del Centro di Avviamento allo Sport per il calcio. Hai dato il meglio di te per questa idea. Non le parole, ma i fatti testimoniano il tuo impegno perché tutti, bravi e meno bravi, trovassero una collocazione che li promuovesse. Hai sempre scelto, nella tua attività di allenatore, una linea che valorizzasse i più giovani, grazie anche alla presenza esperta dei più “anziani“.
Non sei stato geloso del tuo “ Maggiolone “ bianco, tutte le volte che l’emergenza di avere tanti ragazzi diseredati richiedeva la presenza e la generosità senza limiti di una persona come te. La tua testimonianza in questa direzione non ammette repliche. Hai usato la tua professionalità nel mondo sanitario, con una sensibilità e una discrezione difficilmente imitabile. Ho voluto essere io il primo testimone di quanto è possibile dire o aggiungere di Roberto: per la prima volta nella storia di S. Maria, ho voluto assegnare a te, ormai libero della tua sofferenza, il gagliardetto, simbolo questa volta non di una vittoria sportiva, ma dell’inesauribile affetto che hai avuto per tutti noi.
Un affetto che non conosce sconfitte.
Sandro Diviggiano